Ue alle prese con l’ennesima prova di tenuta. Nuove tensioni sugli spostamenti e frontiere in Europa
Gli spostamenti in Europa e la riapertura delle frontiere per motivi turistici rischiano di diventare il nuovo tormentone dei prossimi mesi. Il premier Giuseppe Conte ha detto chiaramente che l’Italia “non accetterà corridoi turistici differenziati” . L’Europa vorrebbe, dal canto suo, soluzioni comuni ma molti Paesi si stanno muovendo per riaprire le frontiere e così l’Italia è a rischio isolamento.
Ma cosa soni i ‘corridoi turistici’? Francia e Regno Unito ipotizzano un flusso turistico che non richieda quarantene, quindi con quei Paesi, meno toccati dal virus. Anche la Grecia vorrebbe creare corridoi con Austria, Bulgaria, Danimarca, Cipro, Norvegia, Germania e Repubblica Ceca. Lo stesso la Croazia (che vorrebbe aprire a Germania, Slovacchia, Austria e Repubblica Ceca). Malta ha chiesto corridoi con i Paesi che hanno gestito meglio l’emergenza (pur non avendo specificato quali).
In questo scenario, rischiano di rimanere tagliati fuori italiani e spagnoli. Per questo l’Ue vorrebbe che gli Stati decidessero gli spostamenti in modo non discriminatorio consentendo l’accesso a regioni o Paesi che hanno una situazione epidemiologica “simile” e in cui vi siano “capacità sufficienti in termini di ospedali, test, sorveglianza e monitoraggio dei contatti”. Insomma resterà centrale il tema del monitoraggio e della capacità di garantire misure di prevenzione. Ma il rischio è che qualche Paese, magari anche perché meno colpito, sia più avanti e che altri, invece, restino indietro.
La posizione di Conte: “Non accettiamo accordi bilaterali che possano creare percorsi turistici privilegiati e io stesso nell’ultimo colloquio con la von der Leyen ho posto questo tema”: così il premier Conte si è espresso in merito alle ipotesi di rilancio del turismo a livello continentale che, secondo lui, deve prevedere regole comuni per salvare la stagione nonostante le restrizioni e le limitazioni imposte dalle norme anti-coronavirus. Il premier è contrario a corridoi perché “sarebbe la distruzione del mercato. Significherebbe che all’interno del’Ue un settore come il turismo possa essere determinato e condizionato da accordi bilaterali”.
Ovvio che risolvere il problema del turismo non è secondario per l’economia. Il turismo vale circa il 10% del Pil del Vecchio Continente, quantificabile in 1.400 miliardi. Ovvia dunque la necessità di studiare soluzioni che consentano di non annullare un’intera stagione. L’obiettivo principale dell’Europa è quello di non creare discriminazioni in base al Paese di provenienza. Per questo la Commissione ha creato un sito con una mappa interattiva che consenta ai viaggiatori di essere aggiornati sulla situazione del Paese in cui sono diretti.
La riapertura delle frontiere dunque sembra preannunciarsi come l’ennesimo esame della tenuta dell’Unione Europea.