Goksung – La presenza del diavolo: l’impalpabilità del male
Nella Corea del Sud, un piccolo villaggio è colpito da una sequenza di terribili omicidi. Tra la gente si vocifera che il portatore di tali eventi è un giapponese giunto da poco nel villaggio. Due impacciati poliziotti cominciano ad indagare sulla storia, ma quello che scopriranno sarà a dir poco terribile.
Un film curioso quello scritto e diretto dal regista coreano Na Hong-jin che mescola diversi generi tra di loro, rendendo l’opera piuttosto appetibile per gli amanti del genere horror.
Mi porta alla memoria qualche titolo nostrano di vecchia data, dove anche lì si sperimentava e si creavano storie pazzesche, spesso e volentieri sconclusionate, ma che avevano proprio in queste caratteristiche la loro forza, risultando per lo più divertenti.
Qui la storia è composta da una venatura thriller-poliziesca, in cui viene iniettata una dose massiccia di horror che attraversa per intero il cinema di possessione, con sciamani e demoni, soffermandosi anche sullo zombie-movie.
Il film potrebbe sembrare osare fin troppo, rivelandosi addirittura inconcludente, ma ciò che il regista mostra è in realtà un’epopea sul male e sulla morte che spesso sono improvvisi e fuggono dalla nostra logica.
Come in “Memorie di un assassino” di Bong Joon-ho, vediamo una polizia impotente e impreparata ad affrontare ciò che gli si para di fronte, ma poi il film fa la sua strada, con una storia che ritorna sui suoi passi e ciò rende la durata del film (2h e 36m) non così difficile da gestire, anzi ho trovato che il film scorra, senza troppi intoppi, questo grazie anche ad un uso coscienzioso del montaggio alternato e alla messa in scena accattivante e suggestiva.
Molti non digeriranno questo continuo riavvolgimento drammatico e in molti hanno storto il naso alla prima parte del film, dove i toni sono più farseschi, ma è volere del regista metterci a nostro agio in quegli istanti ed è impossibile prospettare gli eventi che da li a poco piomberanno sui personaggi e su di noi, poveri spettatori.
Il film crea situazioni di tensione e di annichilimento ed è peculiare, ho notato, il fatto che i personaggi non si riparino quasi mai dalla pioggia che cade incessante in molte sequenze del film. Forse segno dell’impossibilità o incapacità di rimediare al male che gli si riversa addosso. Di fatto è difficile capire esattamente dove esso risieda e una rappresentazione finale sembrerebbe suggerirci qualcosa, ma non mi capacito di certi colpi di scena, soprattutto nella parte finale, che non chiariscono molto gli intrighi della trama. Almeno ad una prima visione.
Ciò che mi sono trovato a chiedermi alla fine è chi è veramente il diavolo? Dove si nasconde? In cose a noi sconosciute o forse è semplicemente una parte di noi?