La terapia intensiva del San Bortolo è ora “Covid-free”. Dopo quasi tre mesi di incubo
Bastano un foglio bianco e dei pennarelli multicolori, a volte, per disegnare ed esprimere così tutta la gioia possibile. Lo ha fatto ieri il personale sanitario in servizio nel reparto di terapia intensiva del San Bortolo di Vicenza, ritraendosi in una foto ricordo collettiva che racchiude tre mesi e sfuma con i sorrisi di oggi i tre mesi critici, di preoccupazione, sacrificio e sicuramente anche lacrime, vissuti a partire dal 1 marzo 2020.
Il giorno del primo accesso in rianimazione di un malato grave affetto da coronavirus. Da ieri, invece, giovedì 28 maggio, la terapia intensiva del principale polo berico è Covid-free. Con la speranza di rimanerci a lungo.
Ieri è stato il primo giorno di lavoro, dunque, in cui medici e infermieri non sono stati costretti a bardarsi di tutto punto con i dispositivi di protezione, necessari per assistere i pazienti in grosse difficoltà respiratorie. Ne sono passati a decine in questi tre mesi, tutti colpiti dall’infezione silenziosa che toglie il respiro, circa un centinaio. Alcuni sono ritornati alla vita – tra questi un loro collega, un medico -, altri stanno recuperando gradualmente la salute e le forze, altri purtroppo ne sono usciti ad occhi irrimediabilmente chiusi.
Il giorno precedente l’unico malato grave di tutta la provincia vicentina ancora “attaccato” ai respiratori era migliorato e si era negativizzato, consentendo il trasferimento ad altrio reparto e l’avvio di un nuovo percorso di cura meno invasivo. Una “fase 2”, anche per lui (o lei), come quella che la popolazione italiana ha iniziato a vivere dallo scorso 4 maggio. “Un momento speciale per tutto il personale del reparto che ha affrontato l’emergenza delle ultime settimane con grande professionalità e umanità” si legge nella pagina ufficiale dell’azienda ospedaliera.
Non sono rimaste che pochi secondi, ieri, in posa le infermiere e il resto del personale medico dell’Ulss 8 Berica. Altri pazienti bisognosi di assistenza costante si trovano nel reparto di rianimazione “ordinaria”, chi in lotta tra la vita e la morte. Per chi ne uscirà vincitore da questa battaglia, ci sarà un cartello affisso sulla bacheca del reparto che ricorderà a tutti cosa e quanto si è combattuto da quelle parti, nella speranza che il ciclone coronavirus non si ripeta in futuro, e che gli ospiti ancora positivi al virus in infettivologia si rimettano al più presto, senza passa di lì.