Boom di richieste al Cup e liste di attesa: dopo il Covid-19 l’Ulss 7 corre ai ripari
Come prevedibile, con la riapertura post-Covid19, c’è una esplosione di richieste di esami e visite specialistiche nelle strutture dell’Ulss 7 Pedemontana: nel Bassanese, sull’Altopiano e nell’Alto Vicentino.
Il punto lo fa il commissario Bortolo Simoni. Mentre infatti l’epidemia provocata dal virus SArs-Cov-2 è quasi completamente rientrata (ad oggi si registrano 9 persone ricoverate, erano quasi un centinaio a fine aprile) e sembra aver retto l’urto anche delle varie riaperture che si son succedute in maggio, il ritorno alla normali negli ospedali e negli ambulatori sconta la situazione difficile del pre-epidemia e l’arretrato di due mesi critici, tanto da aver costretto ad una profonda revisione e al potenziamento della “infrastruttura” che consente di richiedere prestazioni senza muoversi da casa, ossia nelle uniche due modalità possibili ad oggi, che sono la prenotazione via telefono e on line.
“Prima dell’epidemia – spiega Simoni – i due Distretti avevano sistemi diversi di call center, con disponibilità pure diverse. Nel Distretto 1 di Bassano c’era un sistema con 20 canali d’ingresso e un massimo di venti operatori, nel Distretto 2 dell’Alto Vicentino 30 canali e un massimo di 20 operatori. Da fine maggio abbiamo un unico sistema, che ha 250 canali in ingresso e la contemporanea presenza di 73 operatori che risponderanno su tutti i servizi. Un aumento di ben 33 unità”.
Con il ritorno graduale alla normalità, le richieste da evadere, rigorosamente on line o al telefono, sono letteralmente esplose, tenuto conto dell’arretrato e delle nuove necessità di salute di un bacino di utenza di quasi 370mila abitanti. Un problema sul problema, visti i ritardi preesistenti: se prima dell’emergenza Covid-19 in entrambi i Distretti una giornata “tipo” aveva un volume medio di 1.000–1.100 chiamate, a inizio marzo (il 2 per la precisione, prima che iniziasse l’emergenza) erano già salite a 1.839 nel Distretto 1 e 1.343 nel Distretto 2. Dopo le riaperture del 4 maggio – il 10 giugno, ad esempio – le chiamate al call center per prenotare prestazioni sono montate nel Distretto 1 a 3.117 (+69%) e nel Distretto 2 a 1.757 (+31%).
“Il riavvio del sistema è partito da pochi giorni – precisa Simoni – ma facciamo i conti con un numero elevatissimo di telefonate che sta provocando criticità. Per questo, come in tutte le altre Ulss abbiamo impostato una serie di azioni rapidissime su call center e linee telefoniche. Stiamo monitorando si la quantità di telefonate evase, sia i tempi di risposta”.
Simoni ci tiene a sottolineare che fra i due distretti, nonostante il servizio di call center fosse affidato a realtà diverse, il numero di operatori attivi in base al numero di telefonate ricevute, è similare. “Stiamo parlando di una mole di prenotazioni annue, erogate l’anno scorso, di 1.725.000 per il Distretto 1 e 1.774.461 per il Distretto 2. Abbiamo fatto grosso lavoro per uniformare metodiche, tecnologia e personale fra i due distretti”. Risultato: le criticità ci sono, ma con il nuovo sistema, sostiene, stanno diminuendo i tempi di attesa telefonici. Se prima dell’epidemia per fissare una prestazione bisognava rimanere attaccati alla cornetta 15 minuti, adesso, spiega, “ne bastano 7”.
I cittadini insomma, passata l’emergenza come era prevedibile stanno riprendendo in mano la propria salute: “abbiamo picchi di domanda che son ricaduti su infrastrutture che fino a pochi giorni fa non erano del tutto preparate a questa onda d’urto”. I dati, d’altronde, dimostrano che fra gennaio e maggio le visite specialistiche erogate ai cittadini negli ospedali dell’Ulss 7 sono andate inesorabilmente calando. La media settimanale segna un -26% nel Distretto di Bassano e addirittura -40% nel Distretto Alto Vicentino (la media dell’Ulss vede un calo di un terzo), mentre le prestazioni erogate in strutture private sono crollate del 65% nel Distretto 1 e del 32% nel Distretto 2. Per sfoltire le fila delle prestazioni da effettuare, l’Ulss attingerà ai fondi extrabudget destinati al privato convenzionato, allargherà le fasce di operatività e fisserà visite ed esami anche di domenica.
I tempi di attesa
I tempi di attesa per le prestazioni sono preoccupanti soprattutto nel Distretto 2: la soglia di legge è del 95% (ossia la normativa prevede che il 95% delle prestazioni debbano essere effettuate nei tempi previsti dalla ricetta), ma per quel che riguarda la priorità D (a 30 giorni), essa ha oscillato fra il 68% del settembre scorso e l’84% di dicembre e febbraio, per crollare ad aprile al 55%. Il lockdown insomma aveva migliorato la situazione, ora drasticamente peggiorata e che, pur senza percentuali così drastiche, rimane sotto il livello minimo anche per la priorità P (a 90 giorni). Il linea con le attese è solo la priorità B (a 10 giorni). Meglio la situazione nel Distretto 1: garantita anche qui la Breve e migliorate anche Differita e la Programmata (attualmente entrambe al 91%).
Il problema è anche che le regole per garantire prestazioni in sicurezza hanno poi dilatato i tempi di erogazione. “I tempi della visita – spiega ancora Simoni – son passati da 20 a 30 minuti, perché è necessario seguire le procedure igieniche prima e dopo ciascuna. anche se allargheremo gli orari, il problema è il reclutamento del personale: ora son ripresi i concorsi di Azienda Zero, stiamo mettendo a posto gli organici dei medici, ma in alcune specialità le criticità sono preoccupanti, come dermatologia, oculistica, gastroenterologia e radiologia”.
Prescrizioni appropriate
Simoni torna anche sul tema dell’appropriatezza delle prescrizioni: ”C’è un consumismo sanitario e per questo lavoreremo in particolare con i medici di famiglia. Serve un patto fra azienda e cittadino: durante l’epidemia i pronto soccorsi erano semivuoti, non possiamo tornare ad un andazzo sanitario come accadeva prima dell’emergenza”. Intanto dalla Regione sono in arrivo due novità: si sta lavorando su un Cup unico regionale e ad una applicazione regionale per la prenotazione delle prestazioni specialistiche.
Il ritorno alla situazione pre-Covid richiederà tempo. “L’operatività ospedaliera di maggio ci dice che a Bassano è al 90% delle potenzialità, Santorso è fra il 50 e il 60%, mentre Asiago è sotto il 50%. Ci sono le nuove domande di prestazioni – spiega Simoni – ma dobbiamo anche recuperare quelle non effettuate durante gli oltre tre mesi di stop. Noi ce la stiamo mettendo tutta ma chiediamo ai cittadini di portare pazienza”.