E’ finito l’incubo di Karim, il 27enne detenuto per due anni in Libano. E’ tornato in Italia
Finalmente scarcerato, scagionato dalle accuse e da due giorni rientrato in Italia, dove è stato riabbracciato dal padre, dalla madre e dalle sorelle. Si è concluso così l’incubo durato per oltre due interminabili anni per un ragazzo di 27 anni, Karim Bachri, con residenza a Trissino dove vive la madre Erica Masiero e cresciuto nel Vicentino, dedicandosi anche a vari viaggi dopo il diploma ottenuto al Liceo Quadri di Vicenza.
Di padre marocchino ma che vive da anni in Italia e di mamma vicentina, Karim ora si trova proprio in compagnia del papà nella casa di quest’ultimo, dopo essere atterrato all’aeroporto di Malpensa l’altro ieri, in tutta segretezza. Ora dovrà scontare la prevista quarantena per motivi sanitari, approfittandone per riposarsi dopo la disavventura e riordinare le idee dopo un’assenza dall’Italia e dagli affetti più cari durata ben 27 mesi.
Nel marzo del 2018 la genesi di una vicenda senza spiegazioni certe, dai contorni ancora avvolti nel mistero. Karim fu accusato di legami con un frangia terroristica ad moggi ignota mentre si trovava a Beirut, capitale del Libano in Medio Oriente. Gli fu rivolta la tremenda accusa di essere in procinto di operare un attacco terroristico e fu arrestato dalla polizia militare, secondo le notizie che ebbero risalto a livello nazionale. Della situazione fu informata la Farnesina e i ministri degli Esteri che si sono succeduti al Governo, che hanno lavorato sul caso del cittadino con doppia cittadinanza, senza ottenere risposte concrete fino ai giorni nostri.
Secondo le dichiarazioni rese alla stampa dalla madre, il giovane fotografo avrebbe ottenuto l’assoluzione dopo un primo anno di indagini e altri 15 mesi di processo a suo carico. L’antiterrorismo libanese lo sospettava, in estrema sintesi, di aver intrattenuto non meglio precisati legami con Al Qaida o altri fazioni jihadiste, ricevendo l’incarico di effettuare dei sopralluoghi su luoghi sensibili di Beirut in funzione di presunti attacchi terroristici, in cambio di ingenti somme di denaro.
Il giovane vicentino, incensurato e senza legami noti nè particolari simpatie con l’integralismo islamico, aveva negato di aver preso parte a qualsiasi piano illecito, confermando solo dei contatti via darkweb. Di fatto, non ha commesso in terra straniera alcun reato, anche se per scagionarlo definitivamente sono serviti oltre due anni tra indagini e aule di giustizia. Tra una decina di giorni, se vorrà, Kerim potrà tornare a Trissino dove è cresciuto e riabbracciare familiari e amici.