Posate al Teatro Olimpico e a S. Michele le lapidi in memoria dei deportati dal nazifascismo
Un colpo al cerchio, uno alla botte. Potrebbe essere questo il riassunto delle scelte del Comune di Vicenza in tema di fascismo.
Dopo l’approvazione in consiglio comunale il 10 giugno scorso del nuovo regolamento Cosap, che ha eliminato la “clausola antifascista“, questa mattina il Comune di Vicenza ha scoperto due delle tre lapidi realizzate in memoria dei perseguitati dal nazifascismo. Si tratta di quelle del Teatro Olimpico e dell’ex caserma della Guardia nazionale repubblicana a San Michele. Una terza targa in pietra troverà posto all’ex carcere di San Biagio. Tutte portano la data simbolica del 27 gennaio 2020, Giornata della Memoria.
“Nei mesi scorsi, in occasione del Giorno della Memoria, avevamo preso l’impegno di ricordare tutte le violenze nazifasciste compiute durante la seconda guerra mondiale, in particolare a Vicenza – ha ricordato il sindaco Francesco Rucco – . La posa di queste due lapidi, in luoghi simbolo della nostra città, vuole ricordareun periodo che non deve più tornare e che la nostra amministrazione condanna fortemente. La giornata di oggi conferma che l’amministrazione sta lavorando sul concreto senza strumentalizzazioni politiche. Sono convinto che l’antifascimo si realizza con i fatti e non solo con le parole. Stiamo anche lavorando sulle pietre d’inciampo, è infatti praticamente quasi pronta quella per ricordare la famiglia vicentina Orvieto, deportata in un lager nazista. Proseguiremo inoltre con l’organizzazione e la realizzazione di iniziative collegate al Giorno della Memoria e al Giorno del Ricordo”.
L’iniziativa prende le mosse da una mozione del consiglio comunale del 2017 che impegnava l’amministrazione a porre, nei luoghi simbolo delle vicende più tragiche dell’occupazione nazifascista, lapidi murarie in ricordo delle vittime e pietre d’inciampo in memoria dei vicentini deportati nei campi di sterminio nazisti.
Dopo la caduta del fascismo (luglio 1943), infatti, anche Vicenza visse le tragiche vicende dell’occupazione nazifascista, distinguendosi per l’attività partigiana che valse alla Città il conferimento della seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare. Tra il 1943 e il 1945, centinaia di uomini e donne, oppositori del nazifascismo, furono arrestati, imprigionati e torturati in luoghi della Città che sono rimasti nella memoria quali simbolo di un orrore che in molti casi culminò con la deportazione nei campi di sterminio nazisti. La mozione è stata ripresa nel 2019 da una delibera di giunta che ne ha dato attuazione.
I luoghi in cui collocare le lapidi sono stati individuati attingendo a fonti memorialistiche sulla vita di partigiani vicentini, in collaborazione con l’Istituto storico per la Resistenza (Istrevi), le associazioni partigiane Anpi e Avl e l’associazione degli ex deportati Aned di Vicenza. La lapide scoperta oggi all’esterno del muro di cinta del giardino del Teatro Olimpico è dedicata alle famiglie ebree che vi sono state rinchiuse prima di essere deportate ad Auschwitz.
Le fonti memorialistiche indicano i locali attigui al Teatro Olimpico (forse il riferimento è all’Odeo, ma non vi sono elementi certi in tal senso) quale luogo della detenzione temporanea. Da qui furono infatti prelevati, il 30 gennaio 1944, numerosi ebrei per essere caricati sui “treni della morte” diretti ad Auschwitz. Questo il testo della lapide del Teatro Olimpico: “In memoria degli ebrei rinchiusi al Teatro Olimpico e da qui condotti ad Auschwitz sul treno della morte il 30 gennaio 1944”.
La seconda lapide, scoperta questa mattina alla presenza del sindaco sulla facciata della sede universitaria di stradella San Nicola 3, è stata posata in memoria dei prigionieri politici e degli oppositori del nazifascismo. A San Michele, infatti, si trovava la caserma della Guardia nazionale repubblicana (GNR), la forza armata istituita dalla Repubblica Sociale Italiana con compiti di polizia interna e militare. Fu luogo di detenzione e tortura dei prigionieri politici antifascisti, alla stregua della sede dell’Ufficio polizia investigativa (UPI), gestito dai fascisti in via Fratelli Albanese, nota come “Villa Triste”. Questo il testo della lapide di San Michele: “In memoria dei prigionieri politici che si opposero al nazifascismo e dal carcere di San Michele spesero la loro giovinezza per la libertà”, insieme a una citazione di Neri Pozza che proprio a San Michele aveva casa: “Cessate il pianto e il sangue, Sia misericordia in questa primavera”.
Una terza lapide, infine, sarà posata nei prossimi mesi all’ex carcere di San Biagio dove, secondo le fonti memorialistiche, venivano condotti dopo l’arresto gli oppositori politici e quanti fossero sospettati di collaborare con i partigiani o con gli Alleati.
Questo il testo della lapide di San Biagio: “In memoria dei prigionieri politici che nel carcere di San Biagio furono rinchiusi e torturati e di coloro che da qui furono deportati nei campi di sterminio nazisti”, con la citazione di Neri Pozza. “Olà, chi siete ombre affettuose che portate stendardi di rivolta come sacri gigli? Conoscete Antonio, Franco, Michele, Carlo, Torquato.”.
Proseguono, nel frattempo, le procedure per la posa delle pietre d’inciampo realizzate esclusivamente dall’artista tedesco Guntwer Demnig. In tutta Europa la posa delle pietre ha subito una battuta di arresto a causa dell’emergenza Coronavirus. A Vicenza la prima pietra d’inciampo sarà dedicata ai coniugi ebrei Orvieto, proprietari di una nota merceria in centro città e deportati nel campo di sterminio di Auschwitz, dal quale non fecero mai ritorno.