Allarme per le professioni infermieristiche: fuga dalle case di riposo verso gli ospedali
Case di riposo condannate a morte a causa della carenza di personale infermieristico. L’allarme lanciato nei giorni scorsi da Uripa, l’Unione regionale istituti per anziani del Veneto, rispecchia di fatto una drammatica realtà, conseguente in particolare all’emergenza Covid-19, che ha richiamato un gran numero di infermieri negli ospedali.
“Il timore dell’Uripa che l’istituzione dell’infermiere di famiglia possa ulteriormente depauperare di personale infermieristico le residenze per anziani – spiega il segretario provinciale del Nursind di Vicenza, Andrea Gregori – è un tema su cui si è recentemente espressa, manifestando preoccupazione, anche l’assessore alla sanità ed al sociale della Regione del Veneto, Manuela Lanzarin. Niente di nuovo sotto al sole… L’emergenza Covid-19 non ha fatto altro che far emergere, in tutta la sua drammaticità, la situazione esistente da lunga data”.
Il quadro è chiaro. La necessità di collocare infermieri negli ospedali in questi mesi ha fatto scorrere velocemente le graduatorie, determinando l’abbandono delle strutture da parte del personale in favore dell’ospedale. “L’istituzione dell’infermiere di famiglia potrebbe accentuare questa crisi – sottolinea Gregori – e rendere difficile la gestione sanitaria delle strutture residenziali. Occorre mettersi nell’ordine delle idee che non è possibile negare agli infermieri il diritto alla crescita professionale. Ci troviamo di fronte, ancora una volta, ad un retaggio culturale da superare con una nuova modalità organizzativa e contrattuale”.
Il problema, nuovamente, ricade sul contratto di categoria, inadeguato rispetto alle mansioni ed ai tempi attuali. “L’inquadramento contrattuale degli infermieri in comparti generici, quale quello degli enti locali e della sanità – aggiunge Gregori – è una modalità di regolamentazione del rapporto di lavoro del tutto inappropriata ed inefficace per il sistema. Il dibattito di questi giorni è l’uscita dal comparto dei professionisti della salute, figuriamoci se un infermiere inquadrato in un contratto degli enti locali possa esprimere appieno le proprie potenzialità”.
“La soluzione a tutto questo, al fine di evitare enormi mobilità tra il personale infermieristico – aggiunge Gregori – può essere risolta solo con un contratto unico delle professioni infermieristiche, che veda uguali livelli retributivi, modernizzazione delle indennità e sviluppi di carriera omogenei nelle diverse realtà in cui il professionista svolge le proprie funzioni”.
“L’emergenza Covid-19 – conclude Gregori – ha fatto emergere le incongruenze ed inadempienze dei vari sistemi contrattuali. La nostra proposta, che rivolgiamo interpellando anche le istituzioni che rappresentano gli interessi dei cittadini, quali Regione ed associazioni di categoria, è di collaborare alla stesura di un nuovo progetto, in cui gli infermieri ritornino protagonisti dell’assistenza in tutti i settori in cui sono impiegati. Tendiamo una mano, quindi, anche al presidente regionale di Uripa, Roberto Volpe, che indubbiamente potrà contribuire nella realizzazione di questo obiettivo”.