Dalla lite a parole alle minacce col pugnale sacro. Denunciato un 58enne asiatico
Un sabato sera talmente caldo da mandare fuori di testa due avventori del centro di Lonigo, venuti a contatto dopo un’accesa lite che rischiava di sfociare in violenza. Con il timore, inoltre, che potesse finire addirittura in un bagno di sangue qualora l’intervento puntuale di una pattuglia di carabinieri non fosse risultato tempestivo.
Protagonisti di una vicenda di “ordinaria follia” due connazionali di origine indiana, che lo scorso 27 giugno in tarda serata non hanno avuto di meglio da fare che dare vita a un diverbio infuocato, spento probabilmente appena in tempo dall’intervento dei militari della stazione locale.
Tra le vesti del 58enne di etnia sikh è stato rinvenuto e in seguito sequestrato un pugnale tipico dei costumi della regione indiana del Punjab, terra d’origine sia dell’indagato che del connazionale con cui litigava in pubblico. Il primo nominato – G. S. le sue iniziali diffuse dalle forze dell’ordine – potrebbe averlo estratto di fronte al suo interlocutore quando la discussione stava ormai uscendo dai binari della civiltà. Fatto sta che anche il solo possesso della lama, anche se riposta nella custodia, non è ammesso.
Per uno dei due “duellanti” è stata formalmente presentata la denuncia per porto abusivo d’arma da parte proprio dei militari della stazione di Lonigo. L’arma da taglio presa in consegna dai militari viene chiamata “kirpan“, si tratta di un pugnale ricurvo finemente lavorato che nella religione indiana riveste un ruolo sacro nei rituali dei membri della comunità, solitamente pacifica e che assegna all’oggetto un significato prevalentemente simbolico. Il cui possesso quotidiano, però, non è ammesso dalla legge italiana, trattandosi di uno strumento atto ad offendere prendendo a prestito termini del diritto penale. E quindi incompatibile con la tutela della sicurezza pubblica. Al contrario di quanto sarebbe previsto nella tradizione sikh, che considera comunque il coltello come un’arma-simbolo di sola difesa dei più deboli e non certo di minaccia.
A chiedere l’intervento opportuno di un equipaggio del 112 sarebbe stato un cittadino della zona, di passaggio per una delle via a ridosso del centro: è stato attirato dalle urla di rabbia dei due contendenti. Il cui motivo del contendere, peraltro, non è stato reso noto dalle forze dell’ordine intervenute per sedare gli animi particolarmente accesi. Se il 58enne indagato ha violato o meno una legge dell’ordinamento italiano, oppure se abbia agito nei confini della legittima difesa, sarà un giudice del Tribunale di Vicenza a determinarlo in futuro nelle aule di giustizia.