Guardia di finanza, truffa e lavoro nero per oltre 400 mila euro nella concia
La truffa ai danni delle casse pubbliche è di quelle da etichettare con il suffisso “maxi”. Visto che, a conti fatti, le Fiamme Gialle avevano reso esecutivo un sequestro preventivo del valore di 412.471 euro nei confronti di due aziende attive nella vallata del Chiampo, legate da affari illeciti con un’associazione sportiva attiva nel rally e due società “cartiere”, tutte e tre con sede nel Veronese. Un sistema già noto agli investigatori, organizzato al fine di evadere in tutto o in parte le imposte. Inoltre, circa cento lavoratori sono risultati in condizioni di irregolarità, in base a un controllo completato nel 2016.
Altro capitolo legato alle fatture false, emesse da società che di fatto accertavano operazioni invece inesistenti sul mercato. Dopo aver scandagliato conti e documentazione commerciale, gli investigatori della Guardia di finanza provinciale di Vicenza, coordinati dalla procura, hanno sequestrato la somma da 6 conti correnti e altri 6 tra fondi e polizze assicurative, per tutelare l’erario. La collaborazione offerta da parte dell’indagato ha poi favorito il dissequestro dei beni, visto che nel frattempo l’imprenditore infedele al fisco ha usufruito della “pace fiscale”, prima della conclusione delle verifiche a suo carico.
L’avvio delle indagini risalirebbe a cinque anni fa, nel novembre del 2015, dopo un’attenta analisi delle “carte” fiscali relative al periodo 2010/2012. Si fa riferimento a fatture oggettivamente inesistenti, prestazioni di manodopera fittizie, che sarebbero state emesse da ditte compiacenti attive in provincia di Verona, denominate General Service Srl e Work Service. Il settore è la produzione, tintura e commercializzazione di pelli e cuoio. I rapporti a lungo sotto esame erano intessuti con un 51enne di Chiampo (P.L. le iniziali), manager di due aziende poste sotto la lente di ingrandimento dai finanzieri della compagnia di Arzignano. Si trattava di Isi Srl e Luma Srl.
Una delle due società sotto accusa, inoltre, avrebbe speculato anche nell’ambito sportivo, sostenendo un club rallystico – la Play Sport asd – attraverso un altro sistema assodato di sponsorizzazioni pubblicitarie “in nero”. In pratica, all’effettivo ammontare corrisposto in fattura in maniera consentita faceva seguito la restituzione – questa del tutto illecita – di una quota di contanti, circostanza che provoca un ulteriore danno all’erario. Questa la tesi dei finanzieri che hanno visionato i conti della società sportiva, dove sono state riscontrate operazioni sospette che avvaloravano l’impianto accusatorio. Pochi i dubbi in merito, visto che il presidente – F.G. le sue iniziali fornite, A.B. quelle della presunta “complice” – e la sua compagna avrebbero attinto al fondo fino a prelevare tutto il “malloppo” tra prelievi in denaro e bonifici a un’azienda con sede in Slovacchia, riconducibile agli indagati.
Per quanto riguarda il capitolo del lavoro sommerso, sono venute alla luce ben 101 situazioni anomale. Nel corso delle attività di verifica fiscale sono emerse irregolarità sulle modalità di prestazione da parte d 49 lavoratori in nero e di 52 di situazione atipiche, oltre a compensi erogati al di fuori della busta paga per oltre 200 mila euro, e ritenute non versate allo Stato per oltre 47 mila euro.