Il cinema made in Schio cerca fondi: “sul piatto” il film Bigoli Bang ambientato in città
Capita perfino che per godersi un piatto di tipici bìgoli bisogna affrontare per forza qualche bàgolo, e che termini come questi, tipici della lingua e del dialetto veneto, vengano presi in prestito da una produzione cinematografica internazionale ma con profondissime radici nel nostro territorio. Catapultando nella fantascienza non solo un progetto sognatore ma anche un centinaio di buongustai affamati di arte e cultura che questa idea se la sono gustata a forchettate. Rimanendo, però, con l’acquolina in bocca in vista del “piatto” finale. Si parla di Altovicentino nel dettaglio, con Schio e gli scledensi protagonisti nel menù.
La pellicola denominata “Bigoli Bang“, prodotta con il contributo gratuito di tanti e spesso giovani vicentini, da montare e con qualche ritocco e ripresa da effettuare a breve, si trova in stallo sulla fatidica rampa di lancio: a gennaio 2021 uscirà il film con anteprima proprio a Schio, che lo scorso autunno è stata location per un mese prestando ad attori, fonici, costumisti, regista Jèrome Walter Gueguen e i suoi collaboratori il “pozzo di storia” di archeologia industriale della Fabbrica Alta e del Giardino Jacquard. Ecco, proprio la rampa in senso tecnico, qualche bàgolo lo sta affrontando, e servono 25 mila euro per approntarla e regalare o quasi al pubblico il titolo rifinito. Special guest invisibili ma udibili le voci del Coro degli Alpini del Sojo Rosso, con brani eseguiti e registrati dal vivo anche in presa diretta durante lei ciak del film, con contributo doc di Bepi De Marzi.
Se della trama ci sarà tempo e modo per parlarne, “trema” il palco sotto i piedi per chi ha investito tempo (tanto) e risorse (altrettante ma non troppe) per veder sfociare in un film la gran mole di lavoro svolto e una fetta di cuore gettato oltre l’ostacolo, tanto da dover focalizzare lo sguardo per scorgerlo. Quello che circa 100 volontari hanno prestato per un mese in Fabbrica Alta per realizzare tutto il “girato”, malloppo di gigabyte da montare in maniera professionale e, quindi, con dei costi fissi da coprire. Nel complesso, in realtà infinitamente bassi in proporzione alle spese che sostengono le produzioni del cinema, ma pur sempre “briciole” che pesano come macigni quando restano sulle spalle di qualche buonanima, per quanto larghe e sorrette da gran passione per la cultura, l’arte, e la voglia di stupire. Ed ecco che a fare da puntello sorge la creatività, tra iniziative da racchiudere nella definizione di marketing e quella di crowdfunding indispensabile per raggranellare quei “mila” euro che mancano all’appello per concludere l’opera.
Alla base dell’ideazione e della successiva realizzazione del prodotto cinematografico “Bigoli Bang: la teoria delle stringhe spezzate” c’è il progetto “FabricAltra” del 2019, con sostegno a monte del Comune di Schio e dell’Unione Europea e nella base di Confcorm, Fondazione Teatro Civico di Schio, Iusve e Inn Veneto. A recitare una manciata di attori di provenienza internazionale, tre in tutto, affiancati da decine di non professionisti di Schio e dintorni che insieme compongono il variegato cast. Per questi ultimi debuttanti, come antipasto a Bigoli Bang una sessione preliminare di “vita davanti alla cinepresa” per prendere confidenza prima di recitare. A dirigerli un’èquipe dinamica composta dal francese Gueguen e altre figure di provenienza inglese (Edward J. Bentley e Dave Phillips) spagnola (David Palacios e Leyre Mira) e italiana ricoprendo gli incarichi cruciali.
Cosa manca all’appello per prenotare il posto in prima fila e accomodarsi nelle poltroncine in sala di proiezione? Le riprese “di aggiustamento” e la delicata fase di post-produzione, con i costi annessi per il montaggio, la sonorizzazione e altre azioni specifiche. Motivo per cui è avviata la campagna di crowdfunding attraverso la piattaforma “Produzioni dal Basso” che ad oggi sfiora i 4 mila euro raccolti su un target di 25 mila. A lanciare la proposta che sa anche un po’ di ragionevole appello è Saverio Bonato – di Casa Capra, co-produttrice insieme ad Aplysia e Bigoli Pictures – valido e giovane artista vicentino con i piedi ben piantati a terra.
Perfino quando racconta di viaggiatori spazio-temporali provenienti dal futuro, ingabbiati in un cupo centro di detenzione e alle prese con una serie di eventi tutti da scoprire, ambientati dietro a un sipario claustrofobico che ha trovato nell’ex fabbrica tessile e nel giardino monumentale la sua ideale cornice senza tempo. Questa la pillola di trama iniziale, lasciando la curiosità sospesa al pari dei desideri dei tanti giovani (e non) dell’Altovicentino che attendono di conoscere il finale di questa avventura. E vedersi sul – grande – schermo. Possibilmente già a gennaio “come da copione”, data ragionata e ragionevole per la “prima” da offrire al Cinema Pasubio di Schio o in streaming in caso di nuova emergenza sanitaria.