Arte e dintorni – Piranesi, architetto visionario in mostra a Bassano del Grappa
Cosa hanno in comune le memorabili scene della biblioteca ne Il nome della rosa, le “scale che si muovono” del castello di Hogwarts nei film di Harry Potter, le Bat-caverne dei film di Tim Burton e di Cristopher Nolan, o le prospettive ipnotiche di Inception, solo per citare alcuni celebri film?
Tutte queste spettacolari scenografie hanno un debito di suggestione e d’ispirazione verso quell’unicum che sono le incisioni delle Carceri d’invenzione di Giambattista Piranesi (1720-1778), architetto, disegnatore e antiquario, considerato il più grande esponente dell’incisione veneta del Settecento; un artista che purtroppo non risulta essere così celebre come potrebbero pensare gli addetti ai lavori.
In occasione del terzo centenario della nascita, la mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, curata da Chiara Casarin e Pierluigi Panza e allestita dal 20 giugno al 19 ottobre 2020 nel neoclassico Palazzo Sturm di Bassano del Grappa, ha il pregio di esporre il corpus dei capolavori grafici dell’artista. Le raccolte bassanesi hanno la fortuna di conservare i volumi piranesiani che un tempo sono stati di proprietà del Papa Clemente XIII Rezzonico, poi confluiti nell’eredità dello scultore Antonio Canova.
La visita è un’occasione da cogliere per immergersi totalmente nel mondo dell’incisione, partendo dal piano terreno del Palazzo, dove è esposta la collezione permanente del Museo della Stampa Remondini. Aggirandosi tra imponenti torchi antichi e matrici incise su diversi supporti (legno, marmo, linoleum, ecc.) si può prendere dimestichezza con termini e procedimenti tecnici specialistici e poi proseguire la visita con la mostra su Piranesi, al quarto e quinto piano.
Nato a Venezia nel 1720 da una famiglia di origine istriana, Giambattista Piranesi ha una formazione complessa, che assomma alle competenze dell’architetto le conoscenze tecniche dello scenografo teatrale, integrate dalle influenze dello stile retorico di Giambattista Tiepolo e dalla precisione didascalica delle vedute prospettiche di Canaletto. Giunto a Roma appena ventenne, inizia a collaborare con i grandi incisori di vedute del tempo, Giuseppe Vasi e Carlo Nolli, e poi avvia la produzione delle proprie incisioni che gli regalano una fama europea.
Le sue Vedute di Roma raccolgono tavole raffiguranti la Città Eterna così come rimaneva negli occhi dei viaggiatori del grand-tour; esplorano l’Urbe tra ruderi della classicità e monumenti rinascimentali e barocchi, non tralasciando quegli aspetti pittoreschi che tanto colpivano l’immaginazione degli acquirenti.
Le incisioni delle Antichità Romane sono invece rivolte al pubblico degli eruditi neoclassici, perché riflettono la sua visione archeologica, un reportage settecentesco sul degrado delle rovine – all’epoca spesso destinate a pascolo – e sulla magnificenza delle vestigia dell’arte romana, che Piranesi considerava dal punto di vista costruttivo e ingegneristico insuperabili e insuperate.
Grazie alla collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, la mostra espone anche i più celebri capolavori di Piranesi, le già citate 16 tavole delle Carceri d’Invenzione, ambienti misteriosi che aprendosi come una serie di scatole cinesi svelano nuove dimensioni che suscitano nello spettatore le più insolite fantasie. In queste visionarie stanze Piranesi coniuga le sue conoscenze di scenografia teatrale, le suggestioni della retorica barocca e, secondo i curatori della mostra, anche la visione delle reali prigioni dell’Inquisizione romana, luoghi di tortura e di tormenti senza fine.
Poeti e scrittori hanno dedicato alle Carceri di Piranesi lodi senza riserve: da Honoré de Balzac a Victor Hugo, da Charles Baudelaire a Michel Proust, a Marguerite Yurcenar.
La mostra ha infine il pregio di far vivere allo spettatore anche un’esperienza multimediale: la visione del film realizzato da Factum Arte nel 2010, per la precedente mostra su Piranesi organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il video di animazione, creato da Grégoire Dupond, ricostruisce in 3D gli ambienti delle 16 tavole delle Carceri, restituendo allo spettatore la sensazione di poter camminare all’interno di questi spazi lugubri, visionari e carichi di fascinazione.
Non si possono tacere due note dolenti per quanto riguarda la fruizione: le audioguide con introduzione alla mostra e il breve profilo di ogni sala non sono adeguatamente segnalate; e a parte la sala iniziale e quella dove sono esposte le Carceri, le altre sale mancano dei normali pannelli informativi sui materiali esposti.
Per questo consigliamo di visionare i brevi filmati dedicati alla mostra presenti sul sito dei Musei Civici di Bassano (introduzione – sala1 – sala2 – sala3 – sala4 – sala5 – sala6 – carceri – pignatelli).
A legare passato e presente, come preludio della mostra, è esposta una grande incisione dell’artista contemporaneo Luca Pignatelli (Milano, 1962), che inserendo degli orologi nella Veduta del Castello dell’Acqua Felice, vuole dare una “rappresentazione stratificata del tempo” e nel contempo testimoniare che l’influenza di Piranesi, nel mondo dell’incisione, come nel cinema e nella letteratura, è ancor viva dopo 300 anni.
“Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, a cura di Chiara Casarin e Pierluigi Panza, dal 20 giugno al 19 ottobre 2020, Palazzo Sturm, Bassano del Grappa
ORARI
Tutti i giorni, 10—19
chiuso il martedì. È consigliabile la prenotazione telefonica della visita.
La biglietteria chiude alle 18.
BIGLIETTI
Ingresso compreso nel prezzo del biglietto
7 € intero, 5 € ridotto, Catalogo Silvana Editoriale, Milano
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