Incendio in psichiatria, inquirenti al lavoro. Orsi chiede spiegazioni, il dg Roberti: “Seguite le procedure”.
Sono tanti i dubbi su cui dovrà fare luce l’inchiesta della magistratura sull’incendio che la notte scorsa, nel reparto di psichiatria, è costato la vita a Eugenio Carpenedo, 63enne di Schio che era ricoverato da una decina di giorni. A coordinare le indagini della magistratura, il sostituto procuratore di turno, Serena Chimichi. Sul posto sono intervenuti, oltre ai carabinieri di Schio e ai vigili del fuoco con due mezzi, anche i militari del Nas di Padova e sull’episodio ha aperto un’indagine anche la Regione Veneto.
Come si è potuto sviluppare l’incendio nella stanza dove era ricoverato il 63enne? Cosa ha provocato il rogo (limitato al letto, ma che ha provocato un intenso fumo)? Perché la stanza era chiusa, anche se non a chiave? Può essere avvenuto che Carpenedo, accanito fumatore, stesse fumando? Se si, perché gli sono stati lasciati accendino e sigarette, visto che esiste una stanza ad hoc per fumatori nel reparto ed è vietato fumare in tutti gli altri spazi? La sorveglianza (il turno era correttamente coperto da tre persone) era adeguata rispetto ai dodici pazienti presenti nel reparto? Il sistema di allarme e soccorso ha adeguatamente funzionato? Quanto tempo è passato dal momento in cui i sensori hanno rilevato il fumo a quello in cui si è riusciti a prestare soccorso al paziente? Quest’ultimo non ha chiesto aiuto? Sono queste le domande a cui stanno cercando di rispondere gli inquirenti per individuare eventuali responsabilità.
A chiedere chiarimenti è anche il sindaco di Schio, Valter Orsi: “Chiedo al più presto di essere informato in dettaglio sull’accaduto e di capire, se è vero, come una persona ricoverata in quel reparto possa aver appiccato un fuoco. Chiedo inoltre come l’incendio abbia potuto svilupparsi in modo così ampio prima che la squadra che poi è intervenuta potesse domarlo. Sollecito un pronto riscontro dai responsabili della struttura e da quanti stanno indagando”.
Il direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Giorgio Roberti ha spiegato, con a fianco il direttore medico dell’ospedale di Santorso, Edoardo Vanzetto, che i pazienti non possono tenere in camera sigarette e accendini: è presente una stanza fumatori e ai pazienti di psichiatria che vogliono fumare le “cicche” vengono consegnate prima di entrare nella sala e ritirate all’uscita dalla stessa. Questo, almeno, prevedono le regole dell’ospedale. “Appena scattato l’allarme – ha spiegato Roberti – è intervenuta immediatamente la squadra di sorveglianza – e sono stati avvisati i vigili del fuoco, intervenuti subito sul posto domando le fiamme, ma constatando il decesso del paziente”. A causare la morte dell’uomo, non sono state tanto le fiamme, quanto il fumo che si è sprigionato e ha invaso la stanza: molto probabilmente la morte è intervenuta per asfissia. “In questo momento ci sono le indagini in corso – ha tagliato corto il direttore generale incontrando i media – e la stanza è sotto sequestro, Nelle stanze ci sono le telecamere di sorveglianza, speriamo possano dare una risposta alle domande degli inquirenti. Quello che possiamo dire è che le cautele che devono essere seguite per la sicurezza di pazienti e personale son state tutte messe in atto”.