Ulss 7, due “squadre anticovid” a supporto delle scuole. Zero positivi su oltre 4 mila
Un referente Covid per ogni scuola di Altovicentino, Bassanese e Altopiano dei 7 Comuni, che fungerà da punto di contatto con le due “squadre” di personale sanitario dell’Ulss 7 Pedemontana – una per ciascun distretto – coordinate dalla dottoressa Lucia Pavanati. E’ questa la principale novità al suono della prima campanella avvenuto ieri per migliaia di alunni e studenti dell’ampio bacino gestito dall’azienda locale dal punto di vista sanitario. Che si affianca alla conferma ufficiale dell’assenza di casi di positività tra gli oltre 4.300 tra docenti e personale Ata che si sono sottoposti al test sierologico preventivo.
I dipendenti pubblici che lavorano nelle scuole e negli istituti della zona hanno accolto in buon numero – più di due terzi del totale – l’invito a presentarsi su base volontaria negli ambulatori allestiti appositamente. Per il restante 30%, la possibilità di accedere al servizio è ancora attiva. Dati e nuove indicazioni e protocolli d’azioni sono stati snocciolati ieri nel corso di una videoconferenza stampa dalla “sala operativa” dell’ospedale San Bassiano. A fianco del commissario Bortolo Simoni presenti i dottori Alessandro Pigato, Antonio Stano, Edoardo Chiesa e Lucia Pavanati, membri della task force di medici dirigenti dell’Ulss 7 che funge da rete di collegamento tra istituzioni e servizio sanitario locale.
LE SQUADRE E IL PROTOCOLLO-SCUOLA. “In caso di situazione sospetta all’interno di una classe o di una scuola – spiega quest’ultima – sono state attivate due diverse squadre di pronto intervento che sapranno come intervenire, a supporto di dirigenti e insegnanti. Importante, in questo senso, la nuova figura del referente Covid per ciascun istituto per evitare confusioni”. A illustrare le linee guida d’intervento il dottor Stano: dalla scuola il caso potenzialmente sospetto “passa” alla famiglia, la quale dovrà informare il pediatra o il medico di base a seconda dell’età del figlio e infine l’Ulss 7 che si occuperà dell’indagine epidemiologica. “Un solo caso di positività non determina la chiusura – ha ribadito il dirigente medico -, ma attiverà gli approfondimenti e la ricerca sulla rete di contatti”. Diverso il caso in cui si dovesse assistere al contrario alla comparsa di un focolaio. Il successivo rientro a scuola dell’alunno positivo? Avverrà dopo il rilascio del certificato di negativizzazione rilasciato dall’Ulss, oppure su documento del medico di base o pediatra corredato da esito negativo del tampone, infine su autocertificazione dei genitori nel caso il medico curante non avesse ritenuto necessario ricorrere all’indagine sul Covid-19, riconoscendo sintomi legati ad altre patologie.
LO SCREENING. Il personale scolastico dipendente, nell’accezione “in banda larga” di 5.900 persone impegnate a vario titolo negli istituti della Pedemontana vicentina, ha risposto con circa 4.300 presente e test sierologici refertati dai laboratori di microbiologia attivi. A fronte di 40 presunti casi di positività al contagio emersi dallo screening, nessuno di questi si è poi rivelato attualmente infetto dopo l’effettuazione del tampone molecolare. Tutti negativi, dunque, con l’1% della popolazione venuta a contatto con il virus e che ha sviluppato anticorpi nel passato più o meno recente, ma oggi guarita e soprattutto non infettiva. “L’affluenza è stata buona – ha commentato Simoni -, va considerato ad esempio che alcuni insegnanti sono freschi di nomina o di spostamenti. Per tutti comunque è ancora possibile effettuare il test sierologico gratuitamente”. La valutazione, quindi, avverrà caso per caso, attingendo ai test rapidi che oggi raggiungono un livello di affidabilità al 99% in tempi di 10-15 minuti.
CASO MUSSOLENTE e MASCHERINE. L’unico caso noto, quindi, nel bacino dell’Ulss 7, corrisponde all’educatrice della scuola dell’infanzia di Mussolente (istituto privato), con allarme subito rientrato dopo l’immediato isolamento e “giro” di tamponi che hanno avuto tutti esito negativo. “Il contagio era avvenuto in ambito familiare – ha spiegato Simoni – successivo all’effettuazione del tampone personale”. Riguardo alla distribuzione dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e sul loro corretto utilizzo nelle scuole, il commissario ha precisato che “è una questione che compete al Ministero della Salute in questo caso, e non all’Ulss” invitando tutte le componenti “ad accogliere con razionalità e serenità le linee guida che vengono emanate dal Governo”.