Prove di sopravvivenza per mamme
Si sveglia alle 6.18. Bofonchio un “tornalettocheèprestohhh” e torna a letto. Per sei minuti, poi si rialza. Sento armeggiare in cucina e una parte di me dice “chissenefrega, resta a letto, che cosa potrà mai fare?!” ma la parte cosciente di me ripete come un mantra l’ultima frase e subito mi si dipingono davanti scenari (verosimili! credetemi!) di distruzione et tragedia. Allora mi alzo, con una emiparesi sulla bocca che sembri il più possibile un sorriso e vado in cucina. Ha preparato sul bancone la teglia per i muffin perché “li vojo a colazione”. Cerco di spiegare, con il mio lessico limitato delle 6.20, che non è un’opzione possibile e il perché, ma inutilmente; dopo il primo piagnucolio insorge il mio spirito di sopravvivenza che dice semplicemente “No.” Ma non c’è nulla di semplice nella mia vita, e soprattutto nella sua.
Seguono, quindi, nell’ordine: pianto perché NON vuole lo yogurt; pianto perché VUOLE lo yogurt; rogna perché ho capito “bar” invece di “mare”nella sua frase “vero che eravamo già stati in quel mare con Lucia?” e polemica infinita perché non avrei dovuto MAI capire “bar” visto che al “bar” con Lucia non ci siamo mai stati e al mare sì; e come mai hai detto bar? E non ti ricordi che non siamo stati al bar? Mammaaaa… mi rispondi?? (inizia a ballarmi l’occhio); mi alzo per spreparare la tavola ma lui continua con: pianto perché non riesce a tirar fuori le fette biscottate dalla confezione; rogna perché cerco di aiutarlo e non vuole; pianto perché gli si rompono le fette biscottate; rogna perché non l’ho aiutato.
Decido che comunque, questa è una bella giornata e vado di là a prepararmi, chiamandolo dolcemente perché anche lui inizi a lavarsi e vestirsi.
Dopo cinque minuti arriva, in pigiama e mi dice: “Guarda… si è bucato…” e mi mostra il segno, inequivocabile, della sforbiciata che si è fatto sui pantaloni del pigiama.
Ora, ditemi che sono su scherzi a parte o in un reality show in cui alla fine si vince un qualchecosa!