Zaia “tuona” contro chi sottovaluta l’emergenza e lancia il piano sanità in 5 fasi
Varato un nuovo Piano di Sanità Pubblica, vale a dire un documento che farà da “libro mastro” di tutto il sistema sanitario in Veneto, secondo la definizione data dal Governatore Luca Zaia nel corso della conferenza stampa indetta oggi a Marghera. L’annuncio è stato ufficializzato oggi dal neo rieletto presidente della Regione Veneto dalla consueta sede della Protezione civile. Con un appello forte e deciso ad una maggior responsabilità da parte di tutti, riferendosi in particolare al fronte dei “negazionisti“.
Il progetto si divide in cinque fasi, a seconda dei posti occupati nelle terapie intensive degli ospedali veneti, contraddistinte da diversi colori. Si tratta di indicatori di rischio di saturazione dei posti letto ospedalieri sia per le aree critiche che ricovero in reparti di infettivologia o semi intensiva.
Sotto i 50 letti ad assistenza h24 per malati Covid si parla di fase verde, fino al temuto “allarme” rosso per il superamento della soglia dei 400 malati infetti attaccati ai respiratori, con lo spettro (ad oggi ancora lontano) della sospensione delle attività ospedaliere ordinarie, ad eccezione delle urgenze. Quella attuale, secondo questo schema introdotto oggi, è definita come azzurra (seconda fase). Dalla fase 3 si passa al giallo, invece, una sorta di asticella (oltre 250) dalla quale si ripristinano i Covid-hospital già designati in primavera per alzare la trincea d’urgenza. Segue in ordine “semaforico” quella arancione, dai 250 ai 400 malati gravi in terapia intensiva. “Bisogna guardare i dati – una tra le affermazioni forti del presidente regionale – e non esprimere opinioni. Non intendo fare il catastrofista nè dare previsioni idilliache, l’emergenza ospedaliera c’è e lo dicono i numeri. Non ho la sfera di cristallo in mano, ci atteniamo ai dati”.
Il problema all’orizzonte, viene ribadito più volte nei vari interventi, è preservare i posti letto ordinari, fattore che preoccupa la Regione Veneto dopo il rapporto delle istituzioni mediche consultate giorno per giorno. Tutto questo anche se la situazione è cambiata rispetto allo scorso mese di marzo, considerando che il 96% oggi dei veneti infetti risulta asintomatico e rimane in regime di isolamento domiciliare. Un dato da tener presente ma che non permette di abbassare la guardia, confrontandosi giorno per giorno con gli effetti dell’epidemia. Con alcuni risvolti pratici, in tema di organizzazione della sanità, che sfuggono ai più come evidenzia a chiare lettere il governatore trevigiano.
“Volete capire – tuona Zaia – che questa patologia riempie i nostri ospedali? E che che se si colmano non potremo in futuro più garantire i servizi per le patologie ordinarie? L’emergenza Covid per noi significa non poter curare tutto il resto, con il serio rischio di paralizzare tutti gli altri reparti. Non lo voglio io come credo non lo voglia nessun veneto. Rispetto le opinioni di tutti, ma ai negazionisti dico che noi dobbiamo garantire la funzionalità dei centri di cura. Se i cittadini non ci danno una mano rispettando le regole di prevenzione a partire dalla mascherina, purtroppo ci daremo tutti quanti appuntamento all’ingresso di un ospedale”.