Ibis eremita abbandona lo stormo e fa tappa nella rotatoria. Task force per proteggerla
Un ibis eremita, questo il nome della sua specie, ha scelto un’isola dove fermarsi per qualche giorno in solitudine, rifocillarsi e riposare le ali, in attesa di riprendere la propria rotta migratoria, indotta dall’uomo ma che ricalca quella originaria dei secoli scorsi. Si tratta però in questo caso di un’isola centrale di una rotatoria dove tanti valdagnesi l’hanno già scorta – è un esemplare femmina -, fotografata o ammirata mentre si libra in volo aguzzando lo sguardo a caccia prevalentemente di qualche lombrico o di grossi insetti da trasformare in bocconcini. Prima dalle parti di Maglio di Sopra e poi a Ponte dei Nori.
Si chiama Agada, dal lungo becco aguzzo, piumaggio nero e “braccialetti sgargianti” sulle zampe, ed è costantemente monitorata nei suoi spostamenti random via gps da un nutrito gruppo di volontari di diverse associazioni animaliste. Ha solo poco più di due anni, nata Kuchl in Austria nell’ambito del progetto europeo Waldrapp, promosso per la reintroduzione in Europa e successiva conservazione di una specie “volatilizzata” in passato fino al ‘600, ma anticamente presente e presa a simbolo delle Alpi.
Si sarebbe smarrita nel corso della migrazione verso l’oasi del Wwf di Orbetello, in Toscana, dopo aver lasciato il suo clan di otto ibis in sosta in Val di Fiemme dallo scorso inverno, dalle parti di Cavalese (Trento). Da buona “eremita”, per tener fede al nome della specie, dopo aver perso il “treno” degli uccelli adulti e la rotta maestra dalla Baviera e soprattutto aver abbandonato con la testa “tra le nuvole” (calva come segno distintivo della specie, rispetto all’ibis eremita) il suo unico compagno di viaggio, Grignolino. Entrambi sono tracciati in tempo reale dall’associazione che si occupa della salvaguardia di questa specie.
Anche lui sta bene, a quanto pare a zonzo per il delta del Po, nei pressi di Oca Marina, con la speranza che la coppia possa ricongiungersi e riprendere il viaggio, magari guidata da qualcuno dei 150 esemplari protetti ritardatari, che risultano attualmente in itinere. Forse qualche “battibecco” durante il volo li ha fatti separare, più probabile l’istinto o la voglia di riempire lo stomaco di pennuti. Avrebbero dovuto in questa stagione già raggiungere la laguna tirrenica dove svernare per l’inverno verso un clima mite, ma i due evidentemente hanno cambiato i comuni piani di volo, dedicandosi all’esplorazione individuale, complice l’inesperienza e la giovanissima età. Ora c’è preoccupazione per le loro sorti – ed è questo il tema centrale su cui si concentrano tanti volontari – non tanto per le capacità di sopravvivenza ma per il timore che qualche bracconiere venga attratto dalla presenza in particolare della volatile che stazione nella Vallata dell’Agno.
Motivo per cui al tracciamento satellitare si abbina la supervisione in prima persona da parte di più persone che con occhio d’aquila la tengono sotto controllo, compatibilmente con i blitz nei dintorni a caccia di cibo, e la presenza della polizia provinciale incaricata della sua tutela. Guai a chi si avvicina troppo, insomma, un avvertimento che vale anche per i tanti cittadini curiosi quanto innocui che vogliano vedere da vicino l’esemplare raro e magari catturarlo, in uno scatto s’intende. Tra chi si sta occupando della “sicurezza” di Agada c’è anche Jessica Peruzzo, fotografa naturalista e volontaria che vive proprio a Valdagno, in vesti di “sentinella” part time. “Lo sto monitorando quotidianamente – ci spiega – assieme alle forze dell’ordine”.
Da un momento all’altro l’ibis eremita dovrebbe ripartire, seguendo il suo istinto e la necessità primordiale di migrare verso Sud. Ad attendere con trepidazione la sua prossima mossa sono in tanti. “Stiamo cercando di proteggerla il più possibile anche adesso che si è sparsa la voce della sua presenza – spiega Dino Pianezzola, membro della task force dii volontari riuniti nel gruppo di soccorso chiamato “Nbi Migration Bentornato Ibis” (Northern Bald Ibis) – sperando che riesca ad agganciare un altro migratore ibis di passaggio verso l’oasi, che le faccia da traino. Un esemplare lo abbiamo già perso quest’anno, non deve fare la stessa fine”.