25 aprile, provocazione di Forza Nuova nella notte: “Non vi libererete mai di noi”
Provocazione nella notte di Forza Nuova. I militanti del movimento di estrema destra, assieme a ragazzi del gruppo studentesco (affine) Lotta Studentesca, hanno appeso uno striscione in via Mercato Nuovo a Vicenza contro la festa della Liberazione dal nazi-fascismo che si celebra questa mattina, 25 aprile, nelle piazze di tutta la provincia.
“Nell’attesa di un provvedimento che riconduca il giorno del 25 aprile alla sola festa di San Marco Evangelista – recita il comunicato diramato dalla segreteria provinciale di Forza Nuova e Lotta Studentesca – esortiamo le istituzioni, in modo particolare i sindaci, ad avere il coraggio e la dignità, durante i loro discorsi, di spendere una parola per quei connazionali che, animati da un fervente amore per la Patria, la Fede e la Libertà, combatterono e caddero eroicamente ‘dall’altra parte’. Lo stesso invito lo rivolgiamo ai docenti: parlate ai vostri alunni di questi crimini, affinché la loro formazione sia completa e non sia influenzata dalle menzogne”.
Il testo continua elencando “le atrocità che si consumarono tra il Veneto e l’Emilia-Romagna, una bambina stuprata e uccisa (Giuseppina Ghersi), un giovane seminarista spogliato della sua veste talare e assassinato (Rolando Rivi), una strage di civili (Schio) e quella di militari della Rsi trucidati dopo una resa accordata (Oderzo). Fatti avvenuti, spesso, dopo il 25 aprile 1945, quando la guerra era finita, quando l’odio e la ferocia partigiana insanguinarono il nord Italia, non risparmiando nessuno: uomini, donne, bambini, anziani, civili, sacerdoti e militari. Un sospetto di ‘simpatie’ per il fascismo significava la condanna a morte e, se eri ‘fortunato’, passavi prima per un processo sommario. Oltre 20mila epurati nei mesi e negli anni successivi alla fine della guerra”.
L’obiettivo di questo blitz, sostengono i militanti, è cercare di “rendere giustizia a quei patrioti che non la ebbero dai tribunali, dalle istituzioni e dalla politica. 100mila italiani morirono tra le fila della Repubblica Sociale Italiana e non possono essere lasciati nell’oblio”.