Vaccini anti-Covid, il piano regionale prevede 171 mila dosi. Si parte da ospedali e Rsa
Gli anziani autosufficienti o che comunque vivono al di fuori delle case di riposo dovranno attendere ancora. Almeno fino alla “seconda ondata” di assegnazione al Veneto dei vaccini Pfizer anti Covid-19, che saranno riservati in doppia dose agli ospiti delle Rsa e operatori connessi, personale ospedaliero e sociosanitario e, infine, gli assistiti in centri di salute per minori, persone con disabilità, con dipendenze e malati psichiatrici (anche qui con operatori compresi).
Saranno in 171 mila circa, dunque, i primi cittadini veneti ad accedere gratuitamente al sistema di difesa indotto, acquisendo l’immunità dopo la profilassi indicata, a un anno esatto dallo scoppio della pandemia in Cina, almeno riguardo i primi casi ufficiali. Per un numero di vaccini prenotato quindi doppio – cioè 342 mila -, essendo richieste per ciascun utente due somministrazioni. L’obiettivo è garantire copertura alle categorie più fragili e a chi per natura della sua professione è esposto a maggiori rischi. La chiave è la produzione degli anticorpi nell’organismo, su “spinta” artificiale. Esclusi per ora gli “over 65”, non potendo disporre di un numero sufficiente di forniture per raggiungere anche questa quota.
Secondo le indicazioni del commissario del Governo per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, dopo le festività i primi carichi dovrebbero raggiungere la capitale per il centro di stoccaggio nazionale, individuato negli hangar dell’aeroporto di Pratica di Mare. Entro metà gennaio prevista la consegna agli enti locali per mettere in pratica il piano vaccinazioni già elaborato nei numeri e ripartizioni dalla Regione Veneto, mentre rimangono da specificare le modalità (e tempistiche) di somministrazione.
Dei 171 mila primi riceventi la “fetta” numericamente più consistente sarebbe costituita dai dipendenti genericamente intesi degli ospedali delle sette province venete, quindi non solo medici, infermieri e personale Oss a diretto contatto con i malati nei reparti Covid. Sono stimati in 61.400 figure, più altri 19.000 lavoratori impiegati nel sistema sociosanitario delle varie Ulss. A questi si aggiungono ancora 32.100 colleghi in lista d’attesa tra gli operatori di case di riposo e centri assimilabili, oltre ai 34.200 ospiti in assistenza, per la maggioranza “grandi anziani” della terza età. A loro la precedenza.
Come ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin, è stata avanzata la richiesta di coprire altre 24.300 individui legati ai centri e comunità per minori, persone con disabilità e con problematiche psichiatriche o di dipendenze. Si questi 14.800 sarebbero gli assistiti in numero aggregato. L’ultimo dato disponibile di due giorni fa ricorda che gli attualmente positivi in Veneto sono 89.300 circa, vale a dire 1,8% della popolazione complessiva. Dato che supera il 3% se si conteggiano i negativizzati guariti e i decessi con coronavirus concausa di morte dall’inizio della pandemia.