Distretto 2, i sindaci chiedono a Zaia un incontro urgente. Critica la situazione nelle Rsa
I sindaci dell’Alto vicentino, come annunciato la scorsa settimana, hanno richiesto al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia un incontro urgente per approfondire le questioni relative all’emergenza sanitaria e le imminenti prospettive di riorganizzazione aziendale (fra le importanti decisioni che la Regione deve prendere a breve, le nomine dei direttori generali, tenuto anche conto del pensionamento del Commissario Bortolo Simoni).
Lo annuncia una nota stampa dell’Esecutivo dei sindaci (ossia il gruppo ristretto nominato dall’assemblea dei primi cittadini del territorio), che si è riunito ieri, 15 dicembre. Nel corso dell’incontro sono anche state approfondite le tematiche riguardanti il tema della salute mentale e quello delle emergenze nelle case di riposo.
Situazione critica nelle case di riposo dell’Alto Vicentino
L’Esecutivo è partito dallo studio approfondito svolto dal tavolo di lavoro del piano di zona dedicato agli anziani e dai ripetuti confronti telematici organizzati dalla Prefettura, a cui ha partecipato il presidente del Comitato dei sindaci, Franco Balzi.
“Il quadro che emerge – scrive prorpio Balzi nella nota diffusa alla stampa – è estremamente critico nella quasi totalità dei centri servizi: numerosi sono infatti i focolai, che coinvolgono sia gli ospiti che gli operatori, e molte sono le case di riposo al limite della loro capacità di gestione di casi positivi acuti. Tutti i centri servizi stanno lavorando per garantire una organizzazione logistica interna che preservi aree libere dal virus per gli ospiti che sono negativi. La diffusione del contagio accentua la difficoltà a garantire l’adeguata copertura da parte del personale, decimato dai contagi dagli obblighi di isolamento. Si è inoltre rilevato il perdurare di una carenza generalizzata di alcune tipologie di dispositivi di protezione, ed in particolare di guanti. Sulla cronica difficoltà a reperire personale infermieristico e socio assistenziale in grado di andare a supporto a quello esistente si auspica che il bando regionale in corso e un’adeguata ed urgente programmazione formativa possano dare risposte concrete”.
Salute mentale
Il tema delle strutture residenziali abilitate ad accogliere utenti con problematiche di salute
mentale è stato a più riprese affrontato dai sindaci del territorio, anche a seguito delle segnalazioni pubbliche denuncianti un possibile ritorno a strutture di tipo
manicomiale. “Gli approfondimenti – afferma la nota dei sindaci – effettuati all’interno dei diversi tavoli di lavoro (quello sul Piano di Zona e l’Esecutivo stesso) e nel confronto con la struttura tecnica dell’azienda ci consentono di poter rassicurare i cittadini, escludendo fermamente tale rischio. Va innanzitutto ricordato che la Delibera regionale del 2018, che ha rivisto le tipologie di strutture accoglienti pazienti psichiatrici, ha evidenziato la presenza di pazienti in situazione di sostanziale cronicità, ai quali va garantita una risposta adeguata. L’Ulss 7 ha individuato negli stabili di Villa Bonin Longare a Montecchio Precalcino una struttura adatta, con quaranta posti dedicati a persone con problematiche di salute mentale ad elevato bisogno assistenziale (Rssp). In realtà va sottolineato che una trentina di questi pazienti sono già ospiti di Montecchio Precalcino, attualmente inseriti in area dedicata alla disabilità-anziani. La nuova tipologia andrà quindi nella direzione di una maggiore appropriatezza della presa in carico, promuovendo comunque l’integrazione con l’esterno”.
“Anche sul presunto abuso di utilizzo delle contenzioni nel reparto di psichiatria – scrive ancora l’Esecutivo dei sindaci – il primario, dottor Tommaso Maniscalco, ha condiviso nel dettaglio la situazione con dati e informazioni che non giustificano tali preoccupazioni. Infine, in merito alla più volte sollecitata riapertura del Centro Salute Mentale di Schio, viene sottolineata dal primario una situazione numerica dei medici ancora in emergenza. Malgrado ciò il Dipartimento sta elaborando un progetto per consentire la riattivazione, se pur parziale, delle attività presso il Csm di Schio, presumibilmente a partire da febbraio 2021, compatibilmente con la situazione pandemica in atto”.