L’urna con le ceneri di Paolo Rossi a forma di Coppa del Mondo. A Prato la cerimonia
La forma è un simbolo imperituro per ogni appassionato di pallone non solo italiano, ma del calcio si ogni epoca e latitudine: il trofeo vinto dai campioni del mondo del Mundial ’82. La sostanza, invece, è quella che racchiude lo spirito del campionissimo Paolo Rossi, tornato nella sua città, quella Prato che gli diede i natali e che proprio pochi giorni dopo il Natale, festa della rinascita, ha ospitato ieri per una toccante cerimonia. Dopo il Veneto e l’Umbria, anche la “sua” Toscana dell’alba e del tramonto dell’uomo prima che del calciatore celebra la memoria del bomber immortale, proprio dove tutto cominciò a partire del 1956.
A distanza di 64 anni e dopo la morte di “Pablito” non si placa la nostalgia nei ricordi del calciatore che fece grande il “Lane” per un triennio con i suoi gol, cullando per una stagione il sogno scudetto nel 1978 in biancorosso, e l’Italia intera in maglia azzurra nella conquista del suo terzo memorabile Campionato del Mondo.
Commozione papabile anche ieri nel Duomo della città delle origini – è cresciuto a Santa Lucia – che ha accolto le sue ceneri, riservandogli un nuovo solenne tributo. Qui era cresciuto, fino all’età di 16 anni e al passaggio nelle giovanili della Juventus e sempre a Prato vice il fratello a cui era legatissimo. La cerimonia si è celebrata a distanza di 20 giorni dalla notizia della sua scomparsa, avvenuta all’ospedale di Siena lo scorso 10 dicembre, a causa di un male incurabile ai polmoni. E dopo le “tappe” dal profondo significato negli stadi “Romeo Menti” di Vicenza e “Renato Curi” di Perugia, dove in migliaia hanno voluto portare il proprio omaggio silenzioso al feretro, prima della cremazione. Sull’urna-trofeo è inciso “Paolo Rossi – Pablito” con la data di nascita del campione.
In pochi sapevano che dopo la cremazione i resti di Paolo Rossi sarebbero stati racchiusi e conservati in un’urna a forma di Coppa del Mondo, realizzata appositamente e e portata dentro la Cattedrale di Prato dalla moglie Federica Cappelletti, attorniata da applausi e qualche occhio lucido ancora. E accompagnata da Alessandro, il figlio adulto che vive a Vicenza, e dalle due piccole Maria Vittoria e Sofia Elena, avute in seconde nozze dalla giornalista. Proprio lei ha consegnato l’urna nelle mani del vescovo. Tra i presenti alla commemorazione gli ex compagni e amici di lungo corso Giovanni Galli e Giancarlo Antognoni.