Rifiuti nucleari: pubblicato il documento per le 67 aree idonee al Deposito
E’ destinato a sollevare un serratissimo dibattito la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee al deposito di rifiuti nucleari in Italia. Sono 67 le zone ‘candidate’ ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Il documento (Cnapi), è stato elaborato dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin), in base ai criteri previsti dall’Ispra nella Guida Tecnica n.29, oltre che in base ai requisiti indicati nelle linee-guida dell’International Atomic Energy Agency (Iaea). Il cronoprogramma dovrebbe funzionare a partire dal 2025. Il via libera alla pubblicazione della Cnapi doveva arrivare entro il 20 agosto 2015.
Nei giorni scorsi era arrivato il nulla osta alla pubblicazione da parte dei ministeri Sviluppo economico e ambiente ed ora si apre una fase di consultazione pubblica, della durata di 60 giorni, in cui le Regioni, gli enti locali e tutti i soggetti portatori di interesse qualificati possono formulare osservazioni e proposte tecniche.
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie per mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
La sua costruzione è necessaria a seguito della Direttiva europea 2011/70 art.4 che prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi, avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività.
Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove si svolgeranno attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.
Per la costruzione del deposito nucleare nazionale si stima un investimento complessivo di circa 900 milioni di euro che genererà oltre 4mila posti di lavoro all’anno per 4 anni di cantiere, tra diretti, indiretti e indotti.
Ma il primo ‘no’ arriva dalla Basilicata: la Regione “si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale di rifiuti radioattivi”, ha detto il presidente Vito Bardi, in una nota firmata anche dall’assessore all’ambiente, Gianni Rosa. Nella consultazione pubblica prevista dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), la Regione Basilicata presenterà “una serie di osservazioni negative che in queste ore sono in corso di elaborazione”.
Queste le 8 grandi aree possibili e le provincie interessate.
PIEMONTE – 8 zone tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via)
TOSCANA-LAZIO – 24 zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo (Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano)
BASILICATA-PUGLIA – 17 zone tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto (comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso)
SARDEGNA – 14 aree tra le zone in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri)
SICILIA – 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).