Intasca 20 mila euro da finto disoccupato. Incastrato grazie ai controlli in fase di lockdown
Guai con la legge, sanzioni per aver trasgredito le regole in tempi di lockdown e una gruzzolo importante da restituire allo Stato per un un autotrasportatore di 33 anni di origine rumene, fermato lo scoro 7 aprile 2020 a Bolzano Vicentino per un controllo in strada operato dai carabinieri della compagnai di Thiene. A seguito del quale, dal controllo di routine dopo aver acquisito l’autocertificazione – risultata non veritiera – presentata dal cittadino straniero è emersa una condotta illecita con danni ingenti a carico dell’Inps, che aveva erogato all’uomo 20 mila euro che si autoproclamava disoccupato.
Tutto falso, visto che il 33enne residente nel Padovano perseverava a lavorare (non) regolarmente per una ditta straniera, con l’aggravante di aver inventato un contratto di collaborazione con un’azienda di servizi vicentina per giustificare la sua presenza in strada in aprile. Grazie agli approfondimenti portati a termine dai carabinieri, è quindi venuta a galla l’attitudine a raccontare “frottole” dell’autista bugiardo, che a distanza di 8 mesi circa è stato denunciato e dovrà risarcire, almeno sulla carta, la somma indebitamente percepita e quindi sottratta in modo fraudolento alle casse pubbliche.
Per R.A. – sono state rese note solamente le iniziali dell’uomo – sono scattate più denunce, proprio in virtù della “zappa sui piedi” corrispondente alla dichiarazione fasulla presentata per iscritto alla pattuglia in tempi di lockdown, in cui si poteva uscire di casa solo per motivi di comprovata necessità e lavorativi dimostrabili. Probabilmente il cittadino rumeno credeva che il modulo compilato di proprio pugno durante il controllo sarebbe divenuto “carta straccia”, non facendo i conti con la meticolosità dei militari dell’Arma vicentini, in tal caso i membri del Nucleo Operativo.
Le indagini hanno accertato infatti che non sussisteva alcun rapporto di lavoro tra la ditta indicata e la persona fermata a Bolzano Vicentino in via Zuccola, andando a fondo e configurando man mano un’ipotesi di truffa ai danni della comunità italiana che lo ospita. L’azienda per cui a tutti gli effetti lavorava, in regime di “nero”, era in realtà gestita da un suo connazionale con sede in Romania. Con questo stratagemma venuto alla luce grazie alle minuziose verifiche dei carabinieri, insomma, il 33enne truffatore si portava a casa due “stipendi”, entrambi illeciti, in beffa all’ordinamento legislativo. Una condotta che si protraeva probabilmente già dall’anno 2018, mesi in cui risultava formalmente disoccupato e percepiva l’indennità dovuta anche ai cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia.
La sua posizione adesso è al vaglio dell’autorità giudiziaria competente per il reato di
truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche mentre l’Inps territoriale ha
immediatamente sospeso l’erogazione dell’emolumento, per poi in un secondo momento richiedere il risarcimento della somma versata e che poteva essere diversamente allocata a situazioni di bisogno reale e non farlocco come in questo episodio deplorevole.