Governo, la maggioranza è salva: sì del Senato alla fiducia con 156 voti
Alla fine il governo la spunta pure al Senato. A Palazzo Madama, l’esecutivo di Giuseppe Conte ha incassato 156 voti, a cinque lunghezze di distanza dalla fatidica quota 161, ma comunque sufficienti per non essere sfiduciato. I voti contrari sono stati 140, con 16 astenuti – tutti di Italia viva – e nove assenti. Una maggioranza stretta, che permette al governo di andare avanti ma impone passi successivi.
“Il governo ottiene la fiducia anche al Senato. Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza“, è il primo commento su Twitter del presidente del Consiglio. “L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica. Priorità a piano vaccini, Recovery Plan e dl ristori”.
A favore dell’esecutivo hanno votato tutte le componenti di maggioranza – Pd, M5s, Leu, il gruppo Autonomie e il Maie – quello di tre senatori a vita (Mario Monti, Elena Cattaneo e Liliana Segre) e due sorprese provenienti da Forza Italia: Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin, subito espulsi da Antonio Tajani.
Importanti, ma arrivati tra le polemiche, i voti dei due senatori Lello Ciampolillo, ex parlamentare del M5s, e Riccardo Nencini di Italia viva. Entrambi hanno votato la fiducia al governo al fotofinish, quando la presidente Casellati si apprestava a chiudere la votazione. Momenti di tensione, il voto è stato bloccato. Alla fine, a Ciampolillo e Nencini grazie alla prova tv viene concesso di votare, e lo fanno a sostegno del governo. Proteste da Lega e FdI, che annunciano si appelleranno al Colle.
Come ha ribadito il premier subito dopo l’ok alla fiducia, adesso l’obiettivo del governo è “rendere più solida la maggioranza”. Di questo si parlerà nel vertice di governo fissato per questa mattina. Sul tavolo l’ipotesi di avviare un dialogo sia con i centristi che si rifanno al campo “europeista” e “popolare”, sia con quei parlamentari di Italia viva che già nei giorni scorsi sembravano a un passo dall’addio a Renzi. E sempre oggi Conte potrebbe andare al Colle. Lì il premier potrà comunicare la volontà di rafforzare la maggioranza. Avrà una manciata di giorni. Il tempo di superare il voto sullo scostamento e quello sul dl ristori, sul quale – al momento – il governo può contare anche su Iv e centrodestra.