Autonomia Coni: Cdm in vista della scadenza di domani. L’Italia rischia una “figuraccia”
Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare il provvedimento sull’autonomia del Coni. Un passaggio rimandato da ormai due anni, ma ormai improcrastinabile, per evitare quella che in molti hanno definito una “figuraccia” internazionale.
Se l’attuale esecutivo non riuscisse a trovare una soluzione all’impasse, c’è infatti il rischio che l’Italia si presenti alle prossime Olimpiadi di Tokyo, senza tricolore e inno di Mameli. Domani, 27 gennaio, è attesa la decisione del Comitato olimpico che, chiede all’Italia, il rispetto della carta olimpica per quanto riguarda l’autonomia del comitato. In estrema sintesi, atleti come Federica Pellegrini o Gregorio Paltrinieri, potranno gareggiare solo come atleti indipendenti senza bandiera e inno come successo alla Bielorussia di Lukashenko e alla Russia degli scandali doping. Ma la punizione per l’Italia potrebbe anche solo essere un’ammonizione, per il momento.
La vicenda nasce con la famosa riforma dello sport, avviata dal governo gialloverde e siglata da quello giallorosso. Il punto critico riguarda il personale e i beni del Coni, in passato affidati alla sua azienda ‘Coni Servizi’. Quest’ultima è stata successivamente trasformata nella società ‘Sport e Salute’ su volontà dell’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti e dipende dal governo. Dopo estenuanti tira e molla, la riforma è stata approvata, ma come al solito, in maniera incompleta. la riforma da l’ok a lavoro sportivo, professionismo femminile, stadi, sicurezza sulla neve, ma non al “decreto n. 1”, ovvero quello sulla ‘governance’.
Pd e Italia Viva hanno sempre avuto la convinzione che si dovesse restituire tutto al Coni. Il M5s metteva come condizione almeno il riconoscimento di una incompatibilità che costringesse Giovanni Malagò a scegliere fra il suo terzo mandato al Foro Italico e la presidenza delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Il tutto senza esito e il tutto ancora una volta in balia dei giochi di poltrona. Insomma, una situazione delicatissima che solo il governo potrebbe sbloccare, anche in ottica di Milano-Cortina, perché l’Italia rischia anche la sospensione dei finanziamenti del Cio.
Per il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Il Cio non chiede nulla di più e nulla di diverso da quello che il governo italiano si è impegnato a sistemare ma, per colpa della politica, in 25 mesi ciò non è stato risolto”. Tuttavia ha ribadito Malagò “Siamo in una situazione probabilmente drammatica, anche se ancora teoricamente. Fino al 27 gennaio, giorno in cui si riunisce il comitato esecutivo del Cio, abbiamo tempo, ma serve un provvedimento tampone da parte del Governo che fermi la delibera”.