Famiglia nomade deruba tre commercianti. E fa incetta di prelievi e acquisti coi bancomat (VIDEO)
Tre raid in poco più di due settimane tra Thiene (due volte) e Villaverla, rubando con uno stratagemma collaudato il portafoglio a titolari o commesse dei negozi visitati, per poi darsi a spese pazze e prelievi agli sportelli bancomat in maniera frenetica. Sono così finiti in manette a distanza di 4 mesi i protagonisti delle scorribande furtive, membri di un’unica famiglia nomade (italiana) di etnia sinti domiciliata in un campo nomadi di Mestre. Ma che, tra tante altre con ogni probabilità in Veneto, aveva scelto la zona del Thienese tra la fine della scorsa estate e l’inizio dell’autunno per beffare dei commercianti già in difficoltà per le conseguenze della pandemia e delle chiusure.
Grazie alla collaborazione sia delle vittime degli ammanchi per complessivi 7 mila euro che di altri testimoni – una quindicina in tutto – i carabinieri della Compagnia di Thiene hanno eseguito ieri mattina tre misure cautelari nei confronti di due donne di 50 e 28 anni, madre e figlia, e del più giovane del gruppo, 22enne secondogenito. Mentre il padre di 56 anni è stato denunciato a piede libero, per quanto complice con mansioni di “palo” e autista. Furto con destrezza, aggravato e continuato e indebito utilizzo di carte di credito e bancomat i capi di accusa ne confronti della famiglia Di Colombi, implicata in numerosi episodi di cronaca. L’importante, come hanno fatto capire gli investigatori del’Arma, almeno allo stato attuale e in attesa del corso naturale della giustizia, era frenare un’attività criminale che rischiava di proliferare e colpire ancora altri esercenti e in generale cittadini.
Una famiglia che si potrebbe anche definire come particolarmente “unita”, a ben vedere, tanto da agire in combutta secondo un canovaccio studiato a tavolino e ormai ampiamente noto. Si tratta nel dettaglio di Paolo Di Colombi (capofamiglia), la moglie Nada Pasquale e gli “eredi” Ketti e Roberto Di Colombi, a quanto pare intenti ad “apprendere l’arte” dai proprio genitori viste le dinamiche dei furti. Questi 4 soggetti sono ritenuti i componenti di una banda che, alternandosi nei tre diversi episodi noti, si divideva i ruoli per sottrarre borse e portafogli dal bancone o sgabuzzini dei negozi, per poi dedicarsi allo shopping sfrenato prima che le carte magnetiche venissero bloccate. I furti avvenivano con una certa destrezza, approfittando dei complici che distraevano la commessa o il titolare di turno, per poi svignarsela con il bottino e trovando quasi sempre all’interno i codici pin annotati da qualche parte. Pessima abitudine che i carabinieri stessi insistono a segnalare come poco accorta e foriera di guai per il conto in banca.
I quattro poi nel giro di pochi minuti allo sportello bancomat più prossimo – a Thiene nei tre casi citati -, con volto travisato in parte da mascherina e occhiali da sole, ma anche in centri commerciali e supermercati dove fare incetta di acquisti. Fino a quando la carta veniva bloccata tramite l’avviso degli “alert” ai proprietari, che così si accorgevano del furto avvisando le forze dell’ordine. Le attività commerciali vittime della condotta criminosa sono state la “Cartoleria al Corso” di Thiene, lo scorso 15 settembre 2020 con un danno di circa 2 mila euro; il 26/9 il negozio di abbigliamento “Lou Lou” di Villaverla, per 1.350 euro di ammanchi tra banconote e prelievi da due carte; il 2/10 il terzo e ultimo episodio presso il negozio di vestiario per bambini “Morbillo” di nuovo a Thiene, effettuando nell’arco di un’ora 12 operazioni tra prelievi Atm e acquisti di generi vari e vestiti per 3.450 euro di controvalore.
La connessione evidente tra i tre fatti ravvicinati ha permesso di comporre il puzzle ai carabinieri del Nucleo Operativo e Radio Mobile della compagnia di Thiene, che insieme alle molteplici testimonianze acquisite in seguito ai tempestivi sopralluoghi hanno potuto avvalersi dei dati bancari telematici e dei filmati di sorveglianza delle banche e dei negozi dove sono stati effettuati gli acquisti illeciti. Essenziale, tra gli indizi, il numero di targa parziale annotato da un cittadino che ha permesso di risalire all’utilitaria di colore bianco utilizzata dai quattro presunti ladri. Ricostruendo anche il tragitto compiuto di volta in volta dalla banda, dall’Altovicentino verso il Veneziano, completando così un quadro probatorio completo. Il fascicolo inviato alla Procura di Vicenza ha permesso al sostituto procuratore Paolo Fietta di chiedere al gip Barbara Trenti le ordinanze di custodia a carico degli indagati secondo i diversi gradi di responsabilità prospettati. Le due donne, autrici materiali dei “colpi”, sono agli arresti domiciliari nel campo nomadi di Mestre, mentre il più giovane del quartetto dovrà ottemperare all’obbligo di firma e al divieto di dimora in provincia di Vicenza. “Solo” denunciato per la sua complicità nelle scorribande altovicentine il pluripregiudicato capofamiglia che, di fatto, aveva assunto il mero ruolo di autista.