Addio a “Biba” Gentilin, una delle prime campionesse sotto canestro a Vicenza
Gli scudetti nel basket femminile a Vicenza, la canotta azzurra della Nazionale, i record di punti sotto canestro. Se li porta un po’ tutti con sè, dopo il salto più alto mai spiccato verso cielo, ma ne lascia comunque mantenere un ricordo vivo tra gli appassionati della storia della pallacanestro. Non solo vicentina, non solo veneta, ma anche con il logo Italia cucito sul petto, visti i 64 gettoni di presenza in match internazionali che la consacrano come una delle prime tra le campionesse della disciplina.
Si è spenta due giorni fa Marisa Gentilin, conosciutissima con il nomignolo di “Biba“, che avrebbe compiuto 85 anni durante l’anno in corso. Giocava come ala bassa preferibilmente e sapeva ergersi in mezzo a tante “giganti” dal “basso” dei suoi 173 centimetri, statura non eccelsa che però le consentiva di prevalere in agilità e tecnica sulle avversarie, doti innate da abbinare al carattere da atleta di sostanza e tanto cuore dedicato ai colori biancorossi.
In Basilica Palladiana, ai tempi trasformata palasport nel cuore del centro storico, indossò le gloriose casacche del mitico Recoaro Vicenza e prima ancora con la griffe Caffè Portorico. Quintetto di donne beniamine della palla a spicchi di cui era pilastro e con le quali dominò la scena sportiva, tra compagne di ventura, nella seconda parte degli anni ’60 conquistando cinque volte – di fila – il tricolore. I coach dei tempi erano il compianto Antonio Concato e poi lo “straniero” Zigo Vasojevic, artefici del filotto di vittorie.
Sul piano individuale “Biba” du capace di realizzare a Vicenza poco meno 3 mila punti in esattamente 161 partite disputate, frenata purtroppo da vari infortuni, un record di poco meno di 20 di score a partita, qualcosa di straordinario per quei tempi. Da “figliola prodiga” se così si può dire, visto che lei, nata a Vicenza, lasciò la città che tanto amava per seguire il sogno sportivo, salvo poi tornare nel 1965 come primo tassello su cui fondare il “dream team” berico che in quegli anni fece razzia di successi. E qualcuno ricorda pure spulciando negli annali del basket femminile uno dei derby senza tempo con la Reyer Venezia in cui mise a referto da sola 53 punti, da regina incontrastata del sotto canestro. Una campionessa a tutto tondo, per tra anni migliori marcatrice della serie A.
Nel commosso ricordo dedicatole da Roberto Pellizzaro, storico dirigente e memoria della pallacanestro vicentina e dell’As Vicenza, si scopre che Marisa Gentilin è stata una “gigante” anche nell’ambito del volontariato, negli anni meno verdi dopo aver lasciato l’agonismo. Si metteva a disposizione infatti nei viaggi della speranza con destinazione Lourdes, affiancando personale malate e con disabilità, non mancando mai all’appuntamento per circa 30 anni, finchè la salute e la carta d’identità glielo hanno concesso. Inoltre, tra le opere caritatevoli che svolgeva nell’ombre, l’impegno quotidiano presso la residenza “Ipab Girolamo Salvi” di Vicenza, anche qui a regalare tempo e prestare assistenza a chi ne aveva bisogno. Negli ultimi tempi aveva affrontato un intervento chirurgico a Milano e, purtroppo, non si è più ripresa come tutti so auguravano, costretta stavolta a lasciare per sempre il “campo”.
“Ci sembra impossibile: le dee sono immortali! Sei stata, per almeno tre generazioni, un mito, regina della Basilica Palladiana, regina di Piarda Fanton – questo un passaggio del toccante ricordo di Pellizzaro -, un sogno leggiadro e fascinoso. Chi ama il basket e non è più giovanissimo ha la soddisfazione di dire: io l’ho vista, io quel quel gancio l’ho ammirato centinaia di volte; gancio inimitabile, come inimitabile rimane la tua vita di atleta e di donna splendida. E, dura legge, se le gesta dello sport col passare degli anni rischiano di andare in oblio, quanto fatto di impegno, bontà e altruismo rimane perpetuo”.