Israele, Netanyahu a processo per corruzione e frode. Manifestanti chiedono le dimissioni
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è giunto nell’aula di tribunale dove deve rispondere delle accuse di corruzione, frode e abuso di fiducia. E’ la seconda volta che, in questo processo, Netanyahu torna a sedersi sul banco degli accusati, dopo la prima udienza avvenuta il 24 maggio scorso. Tra le questioni all’ordine del giorno dell’udienza, che era stata rinviata a gennaio per il lockdown nazionale, se rinviare l’avvio della fase probatoria a dopo le elezioni del 23 marzo e se la presenza del premier alle varie udienze sia richiesta nonostante il notevole dispendio di tempo.
Sono tre i casi in cui Netanyahu è coinvolto: il caso 1000 riguarda l’accusa di aver accettato regali costosi fino a un milione di shekel (260mila euro) da parte del miliardario Arnon Milchan e del magnate australiano James Packer; il caso 2000 riguarda la ricerca di un accordo con l’editore del quotidiano Yedioth Ahronoth, Arnon Mozes, per avere una copertura mediatica positiva in cambio di una legge che avrebbe limitato il rivale dell’editore, il giornale Israel Hayom.
Il caso più grave però è il 4000, che comporta l’accusa più pesante, corruzione. Netanyahu è sospettato di aver negoziato, quando era premier e ministro delle Telecomunicazioni, con Shaul Elovitch, azionista di controllo del gigante israeliane Bezeq tra il 2015 e il 2017, per ottenere una copertura positiva da parte del sito di notizie ‘Walla!’ in cambio di politiche governative favorevoli agli interessi della società.
I suoi avvocati hanno più volte cercato di rinviare il processo e di screditarlo, denunciando il comportamento della procura, chiedendo che siano cambiate le incriminazioni e sostenendo che la polizia ha usato mezzi illegali per ottenere le prove. Lo stesso Netanyahu, alla prima udienza lo scorso maggio, aveva attaccato il sistema giudiziario, affermando che le accuse sono state “fabbricate”.
Sono centinaia i manifestanti che si sono riuniti fuori dalla residenza ufficiale del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, chiedendo le sue dimissioni. I manifestanti sono scesi in piazza ogni settimana nel centro di Gerusalemme per oltre sette mesi, sostenendo che Netanyahu dovrebbe dimettersi non solo per il processo per corruzione ma anche per la cattiva gestione della crisi da coronavirus che ha piegato il Paese.