Svendita ex Mercatone, dal Prefetto ok alla riapertura. Ma “in scia” c’è il no del Comune
Nuova puntata per il “caso” ex Mercatone uno, che si può meglio definire come “caos” ex Mercatone Uno, dopo la ressa in stile “Black Friday” fuori stagione che si è registrata sabato scorso in occasione dello “svuota tutto” con sconti fino all’80%, calamitando centinaia di clienti. Ribassi di prezzo su elettrodomestici, mobili e oggettistica d’arredo varia rimasti in magazzino nel grande scatolone giallo di Carrè, ora senza insegne, in beffa agli acquirenti della precedente gestione rimasti con un palmo di mano dopo il fallimento del punto vendita per l’Altovicentino, uno dei 55 serrati in Italia.
Trascorsi i 5 giorni di chiusura per la violazione delle norme antiCovid, conteggiati a partire da sabato scorso, è arrivato il momento della “resa dei conti” tra la società milanese che ha acquisito i diritti dsulla merce – la Mood srl di Trezzano sul Naviglio -, la Prefettura di Vicenza e il Comune di Carrè, ciascuno per il proprio settore di competenza.
Nell’arco di poche ore sono giunti sia il via libera (da domani) alla riapertura in condizioni di sicurezza da parte del prefetto berico Pietro Signoriello, che ha giudicato congruo lo stop di 5 giorni ordinato dal comando di polizia locale Ne.Vi., ma pure la sospensione legata all’autorizzazione al commercio meglio nota come “Scia“, in pratica un’autocertificazione acquisita nei giorni scorsi su cui il Comune ha chiesto chiarimenti all’azienda meneghina. Pertanto, se dal punto di vista della prevenzione sanitaria al Covid non sussistono ostacoli concreti a un nuovo assalto agli “affaroni”, fino a prova contraria, dopo le rassicurazioni ricevute, non esistono invece i presupposti sul piano formale dei permessi commerciali per concedere il nulla osta dall’ente locale territoriale. Da ricordare che sul punto di spettanza prefettizia, la sospensione poteva essere protratta fino a un massimo di 30 giorni. Mentre non trova un termine temporale quella sancita dal Comune di Carrè.
A pendere, inoltre, c’è una multa da 5 mila euro, dopo i 400 già comminati dalla polizia locale per il mancato rispetto – accertato sul posto, con gli stessi agenti impegnati a far defluire una folla di un migliaio di persone – delle precauzioni minime di contrasto alla diffusione dell’epidemia. L’ammenda più corposa invece si riferisce alle “carte” presentate agli uffici comunali solo venerdì scorso, autodichiarando di esporre la merce in saldo su una superficie massima di 250 metri quadrati. Un limite d’area fisica perentorio che permette di configurare l’attività come esercizio di vicinato, mentre la realtà dei fatti (e delle dimensioni) è ben diversa: secondo le verifiche iniziate lunedì in seno agli uffici comunali, in altre parole, la documentazione autoprodotta e inviata in extremis alla vigilia della svendita non sarebbe stata del tutto veritiera. Con un reportage fotografico redatto dagli agenti di polizia che lo confermerebbero.
L’ente pubblico ha quindi esercitato il diritto di controllo a posteriori, vista la tempistica last minute sulla “segnalazione certificata di inizio attività” (la Scia) come la legge prevede e consente, ravvisando delle incongruenze. Su cui i dirigenti di Mood dovranno dare spiegazioni per poter ambire a una riapertura in tempi celeri e completare lo “svuota tutto”, dimostrando la conformità di quanto messo nero su bianco – via pec – sul possesso dei requisiti vincolanti per poter far tintinnare le casse. Ad occuparsi nel dettaglio delle spinosa vicenda il sindaco Valentina Maculan e il vice Igor Brunello, con il supporto del personale comunale.
A quando la riapertura e la nuova corsa all’affare imperdibile per gli scalpitanti acquirenti? Impossibile dirlo e, questo invece è certo, dipenderà proprio dai proprietari della merce acquisita all’asta fallimentare sbrifarsi e sbrigare la faccenda, visto che tocca a loro dimostrare di aver agito secondo le regole. Se così non fosse stato, dovranno corrispondere i 5 mila euro alla casse pubbliche e ricominciare daccapo con la documentazione, nei tempi previsti in ragione dell’effettiva estensione dell’area di vendita. Nel frattempo si rimarrà in una sorta di “limbo“, una fase di sospensione senza scadenza certa: intanto le serrande dell’ex Mercatone Uno rimangono abbassate fino a data da destinarsi, o meglio, fino a nuovo ordine. D’acquisto.