Il dramma sul Cornetto: volo di 40 metri di fronte alla fidanzata. Lorenzo era alpinista esperto
Si chiamava Lorenzo Gatti il giovane alpinista di Rovereto, morto sabato scorso sulle Piccole Dolomiti vicentine dopo essere precipitato nel vuoto per almeno una quarantina di metri in un canalone in prossimità di Monte Cornetto. Un tragico epilogo di quella che doveva essere al contrario una giornata sui monti bianchi di neve e per questo, forse, ancora più affascinanti: un’uscita in montagna insieme alla sua fidanzata, con lui nella cordata e lei stessa a lanciare l’allarme disperata.
All’indomani della tragedia tutti i quotidiani del Trentino Alto Adige hanno riportato il nome del 29enne roveretano, che insieme alla compagna di tre anni più giovani avevano scelto i dintorni del Pasubio per una scalata invernale. Alpinisti con già una buona esperienza alle loro spalle nonostante la giovane età, e ben attrezzati, ma tutto ciò non è bastato per evitare il verificarsi di una tragedia consumata sui monti di confine tra Veneto e Trentino. Nei dintorni del più noto Sengio Alto in comune di Valli del Pasubio.
Lo sconforto ha riguardato tutta la città, che conta 40 mila abitanti, e in particolare la frazione dove Lorenzo risiedeva con la famiglia. E dove frequentava il centro parrocchiale, mettendosi a disposizione nel tempo libero per l’organizzazione di feste e sagre, del carnevale e dei tornei di calcio saponato quando non si dedicava alle escursioni in quota, in tutte le stagioni, come raccontano le edizioni locali. Perito tecnico in un’azienda della zona industriale di Rovereto specializzata in sistemi di antifurto, il 29enne lascia la fidanzata Giorgia con un dolore incolmabile, proprio lei testimone oculare di una tragedia improvvisa senza poter intervenire per salvare la vita al proprio compagno non solo di cordata, ma anche di vita.
Un appiglio forse sfuggito, la scivolata e il volo, con circostanze esatte su cui indagano i carabinieri della stazione di Valli del Pasubio con il contributo degli specialisti del Soccorso Alpino. Questi ultimi, nel corso della giornata di sabato, a partire dall’allarme partito in tarda mattinata hanno lavorato per ore nella neve per raggiungere il corpo del 29enne, poco sotto quota 2 mila metri, e recuperarlo con il supporto fondamentale via cielo di un elicottero di Verona Emergenza. A lungo si è lavorato sia per raggiungere la salma sia per portare poi in salvo gli stessi soccorritore, visto il sopraggiungere delle temperature più rigide nel tardo pomeriggio.
Lorenzo Gatti era un membro attivo della Società Alpinisti Tridentini di Mori (Trento), che lo ha ricordato con un toccante messaggio scritto dal presidente dell’associazione Mattia Bertolini, che riportiamo in alcuni passaggi. “La morte in montagna durante una scalata è un evento sempre presente che la nostra mente calcolatrice mette tra le possibilità, seppur remote, quando si pianifica. Sappiamo che potrebbe capitare, eppure quando succede davvero ci trova sempre disarmati, inadeguati e non pronti a ciò che davvero significa. [.] Lorenzo, eri un ragazzo davvero in gamba, di come se ne trovano pochi in giro: capace, responsabile, attento. Molte volte ti abbiamo affidato la vita al capo della corda e mi si spezza il cuore al pensiero che non potremo più condividere con te il sudore e la fatica, le gioie ed i sorrisi. Lorenzo, eri un ragazzo d’oro, davvero. Sei sempre stato un valido aiuto per la nostra sezione, sempre disponibile con responsabilità e competenza. Negli eventi, la Ganzega d’autunno, la Stivo on the Rock, la palestra di boulder, ad assumerti l’onere del capocordata durante le ascensioni alpinistiche. Avevi il volontariato nel cuore. Non esiste modo per alleviare il dolore per la tua scomparsa, è successo e fa male, ci fa arrabbiare. Possiamo solo fare tesoro di quanto ci hai lasciato, della tua attenzione per l’altro, della gentilezza, della generosità, e affidarti al Signore delle Cime con la certezza che volgerai il tuo sguardo su di noi dalle tue amate montagne”.