Il palco… piange: un anno senza Teatro Comunale. Che però s’illumina di speranza
L’ultimo sipario si è serrato ormai un anno fa a causa del ciclone Covid e idealmente la polvere si è posata sul palcoscenico. Le porte d’ingresso chiuse, le finestre aperte per far circolare quell’aria fonte di vita ma anche di preoccupazione in tempi di pandemia, tanto da non poter condividerla a lungo in spazi chiusi e luoghi affollati, come appunto per natura e per destinazione naturale sono i teatri. Tra questi anche il centro d’arte per eccellenza del centro di Thiene, il Teatro Comunale, che dopo tanti mesi bui ora viene illuminato, come simbolo di luce futura.
Anche in Altovicentino, insomma, si è raccolto l’appello, congiungendo in un punto unico simbolico attori, pubblico affezionato e tutto il personale che gravita intorno agli spettacoli, oltre agli amministratori pubblici con “in capo” Maria Gabriella Strinati, vicesindaco di Thiene e referente per la stagione teatrale. Ultimo spettacolo andato in scena, giovedì 20 febbraio 2020, è stato “Morte di un commesso viaggiatore” in repliza terza con Alessandro Haber e Alvia Reale, prima della brusca frenata imposta da decreti e ordinanza che hanno incalzato nei giorni successivi a quella data.
Ad un anno dalla chiusura dei teatri, anche il Comunale di Thiene ha accolto l’invito su scala nazionale di Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo – a illuminare e tenere aperti i teatri la sera del 22 febbraio dalle 19.30 alle 21.30. L’iniziativa è stata diffusa soprattutto tramite i social anche istituzionali e lunedì scorso le porte del teatro di Thiene si sono aperte per tutti coloro che volevano entrare e lasciare, in qualche caso, anche un pensiero di incoraggiamento, di speranza, di solidarietà rivolta non solo agli attori ma anche a tutte le maestranze che lavorano ed operano in questo mondo.
Molti i messaggi che sono stati lasciati lunedì in teatro e altri sono arrivati in Municipio nei giorni successivi. “Qui, dove si interrompono drammaticamente le firme degli attori che per quaranta anni, ininterrottamente, hanno riempito questo nostro bellissimo duomo laico, sono venuto in pellegrinaggio. La speranza è l’ultima dea”: si legge in uno dei pensieri scritti nel libro delle firme degli attori. E proprio di un pellegrinaggio laico si è trattato per i tanti che non hanno voluto mancare all’appello. “E’ stato un invito che ben intercettava il desiderio profondo del pubblico di tornare a riappropriarsi di questo spazio civile di cultura e di relazioni, da qualcuno definito “la casa delle mie emozioni” – ha commentato Strinati, qui in veste di assessore alla Cultura -. Nelle due ore di apertura del teatro ho assistito ad un continuo avvicendarsi di persone che entravano con nostalgia, alcune si fermavano a vedere la proiezione del video realizzato da Arteven, altri hanno lasciato messaggi, altri ancora sono entrati in religioso silenzio per tornare a sedersi sulle poltroncine su cui erano abituati a trovare cibo e ristoro per la mente dopo una giornata di fatica”.
La peculiarità emersa agli occhi di chi era a teatro quella sera è stata però l’età giovane della maggioranza di chi ha aderito all’iniziativa. “E’ stata una piacevolissima sorpresa vedere la loro presenza predominante. Li ho visti interessati, coinvolti, consapevoli dell’importanza del teatro. Sono il nostro futuro e il futuro del teatro, la loro partecipazione è stato un segnale forte, di incoraggiamento anche per chi, da amministratore comunale, sente tutta la responsabilità di offrire proposte di alto livello e formative per la cittadinanza. Mi ha commosso, come assessore e come insegnante“. Un “break” di pochi giorni, con una parentesi di ritorno a una parziale normalità, si era registrato durante la del 23, 24 e 25 ottobre, con il dovuto distanziamento sociale, per il parziale recupero dello spettacolo “Mi amavi ancora” di Florian Zeller, con Ettore Bassi e Simona Cavallari, poi bloccato da un nuovo Decreto.