Calcio dilettanti “nel pallone”: riparte l’Eccellenza, ma in 20 squadre (su 36) dicono no
Il caos regna sovrano nel mondo del calcio dilettanti, dove tra rinvii lunghi e il rigore qui dei protocolli annunciati si cerca di salvare il salvabile in una stagione 2020/2021 che, con il senno di poi, forse era meglio non iniziare. Di fatto, dalla Terza categoria all’Eccellenza (in pratica il calcio a carattere regionale e provinciale), tutti i risultati del gli incontri giocati da metà settembre a fine ottobre verranno cancellati con un colpo di spugna, e solo la categoria più alta riprenderà a giocare. Per Promozione, Prima, Seconda, Terza categoria e campionati giovanili se ne riparlerà (forse) a settembre.
Come torneranno in campo i calciatori “reduci” in Eccellenza e gli staff tecnici al loro seguito ai primi di aprile? Sottostando a dispendiosi e rigidi – sul il piano organizzativo – controlli preventivi attraverso i tamponi rapidi, prima di ogni gara. Con la promessa di un rimborso da parte della Figc, però non ancora quantificato. E poi, con chi? Con meno della metà delle squadre iscritte al campionato di Eccellenza che, regole alla mano, promuove ogni anni due società venete alla serie D tra i semiprofessionisti su un carnet di 36 iscritte, più che dimezzato.
In 20 club su 36 hanno detto no, con i presidenti ad addurre motivazioni comprensibili che il Comitato Veneto della Figc porterà oggi al Consiglio della LND: dall’insostenibilità economica dei protocolli sanitari sul Covid alla responsabilità sui rischi di contagio e, non ultimo, ai passi indietro da parte dei propri tesserati, visto il peggioramento della situazione legata alla recrudescenza della pandemia. Ancora più solida la presa di posizione nella versione indoor del pallone: il mondo del futsal si è rassegnato al “non si gioca” in serie C2 (regionale) e serie D (provinciale) oltre ai tornei giovanili, mentre in C1 10 squadre su 14 hanno espresso il proprio diniego al ritorno sul parquet, e addirittura in in 8 su 10 nella sfera del femminile, girone unico in Veneto dove ci si è trovati di fronte al paradosso della “promozione” a campionato di rilevanza nazionale pur trattandosi a tutti gli effetti del gradino più basso e di partenza. Con il pallone a rimbalzo controllato è quasi plebiscito, insomma, ma ancora manca la certezza ufficiale dell’annullamento dei due campionati la cui ripartenza era già stata fissata per il 10/11 aprile. Conclusione ipotizzata domenica 20 giugno, con un paio di turni infrasettimanali e garanzia di nessuna retrocessione al piano inferiore.
Ci sarebbe anche chi ne fa una questione di principio. L’interrogativo che si pone è più o meno il seguente: perchè a fine ottobre e nei mesi successivi i campionati di Eccellenza – ma anche nel calcio a 5 la serie C1 e la serie C femminile ad esempio – sono stati bloccati in base alle disposizioni del Dpcm allora in vigore e invece ora invece sono stati insigniti della “rilevanza nazionale”, criterio generale assai discusso e tutt’ora investito di polemiche introdotto dall’allora Ministro dello Sport Spadafora che di fatto ha “tagliato in due” livelli lo sport in Italia, aggiungendo altro caos. Vero è che i comitati regionali Figc ai primi di dicembre si fecero messaggeri della volontà di tanti club (anche in Veneto) di ripartire, ma l’avvallo della ripartenza dei campionati regionali di vertice è stato ufficializzato solo ai primi di marzo, con un ritardo tale da non trovare che poche tracce, oggi, alla prova dei fatti.
Numeri impietosi dopo i sondaggi effettuati per raccogliere la voce della base da Comitato Regionale Veneto della Figc, di cui si farà portatore il presidente Giuseppe Ruzza, che fanno discutere e che rendono inevitabile una crisi del movimento calcistico dilettanti in prospettiva, con la pandemia di coronavirus a travolgere come uno tsunami dinamiche, consuetudini e non ultimi i regolamenti che sono stati e saranno nuovamente stravolti in ragione dell’emergenza sanitaria. Per quanto riguarda il campionato di Eccellenza, tra le società vicentine in 3 su 4 avrebbero confermato la partecipazione – si tratta da Fc Bassano, Montecchio Maggiore e Camisano – mentre lo Schio avrebbe espresso una posizione più scettica e si riserva una decisione ufficiale nelle prossime ore prima di dare appuntamento alla prossima stagione. Si prospetta una formula a due gironi territoriali composti da 8 formazioni ciascuno. Anche se si temono già altri passi indietro mentre non si può in alcun modo escludere che dopo le decisioni del Consiglio di Lega in merito a formule, contributi economici e protocollo sanitario si registrino nuovi colpi di scena, in un senso o nell’altro. Qualche club potrebbe cambiare idea e rimettersi in pista, ma lo stesso vale anche per l’inverso. A vincere, ancora una volta e almeno per ora, è il caos.