Fiamme Gialle indagano su un giro di compensazioni da 5 milioni. Con truffa allo Stato
Un società di consulenza del lavoro con sede formale a Lonigo, ma di fatto riconosciuta come una “cartiera” senza operatività effettiva, risulta indagata dalla Guardia di Finanza provinciale per evasione ai danni dell’erario, attraverso il sistema noto delle indebite compensazioni. Su un giro d’affari calcolato in oltre 5 milioni di euro, con sequestro preventivo di beni autorizzato dalla Procura berica per circa oltre 700 mila euro tra conti correnti “congelati” e “chiavi in mano” di auto di lusso che potrebbero andare in confisca definitiva.
Sono quattro gli imprenditori e procacciatori indagati, legati alle aziende Digitema Servizi srl di via Rossi nella città leonicena e la Carobin & Partners, stesso indirizzo, la prima citata fortemente sospettata di aver aggirato il dovere di contribuzione presso l’Agenzia delle Entrate nel periodo compreso tra 16 febbraio e il 19 luglio 2018. Questo dopo aver presentato ben 81 modelli F24 a saldo zero, circostanza quantomeno “bizzarra” da cui erano sortite le prime indagini circa due anni e mezzo fa. Entrambe le aziende avrebbero fornito servizi da revisori contabili, periti, consulenti ed altri soggetti che svolgono attività in materia di amministrazione, contabilità e tributi.
Un sistema, come spiega una nota della GdF vicentina, ideata “specificamente allo scopo di porre in compensazione debiti tributari di terzi soggetti per un importo globale stimato in euro 5.147.952,52, con propri crediti risalenti all’anno d’imposta 2012″. Una condotta solo sulla carta corretta e ammissibile, dopo che gli investigatori hanno raccolto elementi tali da considerare la Digitema srl “una società inconsistente, priva di sede legale (la stessa infatti era allocata negli uffici della società di consulenza “Carobin & Partners”), la cui contabilità non era mai stata tenuta, non operativa dal 2016 e che non aveva mai effettuato operazioni rilevanti ai fini Iva ed ai fini delle imposte dirette”. In soldoni, i crediti vantati erano inesistenti e, quindi, nessuno aveva alcun titolo a procedere a compensazioni, attraverso un meccanismo farlocco assimilabile alla truffa ai danni dello Stato come avvallato dal Gip.
A finire sotto indagine l’attività condotta da F.F. (69 anni, residente a Bassano), con la collaborazione dei procacciatori d’affari a P.M. (59 anni, originario di Montecchio Maggiore ma residente in Brianza), e il comasco di 51 anni G.P., questi ultimi due citati incaricati di reperire operatori commerciali (reali) disponibili a entrare nel “giro”, richiedendo a loro volta compensazioni di debiti tributari. Ricevendo in cambio una percentuale di profitto pari all1,9% per ogni contratto, sempre secondo la tesi sostenuta dai finanzieri berici.
Tutti, in pratica, ci guadagnavano e a quanto pare profumatamente viste le cifre indicate dalle Fiamme Gialle, ad eccezione chiaramente dell’erario pubblico che avrebbe patito al contrario ammanco complessivo quantificato in 654 mila euro circa. Anche un quarto uomo, il cittadino leoniceno P.A.C., anch’egli 59enne ex rappresentante legale di Digitema poi alla guida di Carabin & Partners, tra l’altro con sede nello stesso indirizzo a Lonigo, risulta coinvolto nella vicenda: a dimostrarlo il sequestro per equivalente nei suoi confronti di 64.338,98 euro. Per raggiungere l’importo equivalente al decreto di sequestro sono stati messi i sigilli su tre conti bancari e quattro autovetture: una Jaguar modello Type del valore da sola di circa 90 mila euro, una Bmw 530 Sw, un suv Audi Q5 e una Smart, tutte finite in questi giorni nella disponibilità del comando provinciale della Guardia di Finanza fino a un eventuale dissequestro.