Vescovi (Confindustria) su BpVi: “Bad bank la migliore alternativa con la situazione attuale”
“Quello delle banche venete non è, come qualcuno impropriamente ha voluto chiamarlo, un salvataggio. Quando si parla di liquidazione significa che si sta parlando di un fallimento, punto”. E’ netto il commento del presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi agli sviluppi del decreto sulle banche venete. “E’ – sottolinea – il fallimento, oltre che dei controllori istituzionali, di un gruppo dirigente il quale, senza che ci si nasconda dietro a un dito, era composto da banchieri, manager, economisti e imprenditori che non sono riusciti ad affrontare un contesto di mercato di crisi, in cui si è riscontrato un eccesso di offerta”. Vescovi ricorda di aver detto pubblicamente ancora un anno fa quello che confindustria ci tiene a ribadire oggi: “Chi ha sbagliato paghi. E voglio sottolineare, per onestà intellettuale, che questa volta la politica, in particolare quella veneta, non c’entra proprio nulla”.
Al presidente vicentino di Confindustria interessa come andare avanti e si appella a Intesa San Paolo. “La soluzione della bad bank non era sicuramente quella auspicabile all’inizio del percorso di Atlante, ma oggi è la migliore tra le alternative, l’unica davvero concreta sul tavolo. Sicuramente migliore del bail in che per obbligazionisti, correntisti e forse anche per i fidi delle imprese e per i mutui delle famiglie, avrebbe significato un ulteriore disastro per un Nordest che, lo dicono i dati Istat, sta trainando, più di tutte le altre aree d’Italia, sia l’economia che l’occupazione. Ora ci troviamo in una situazione in cui la confluenza sotto un unico istituto di tre attori fortemente presenti nel territorio potrà portare a decisioni di ridurre gli affidamenti ad aziende impegnate con le tre banche, con effetti pesantissimi per alcuni. La futura banca dovrà fare il proprio mestiere, ma ancora una volta non si butti via il bambino con l’acqua sporca. Le aziende clienti contemporaneamente delle tre banche hanno subito perdite patrimoniali a causa dell’azzeramento del valore delle azioni. Si tratta magari di buone aziende, il cui rating è stato fortemente peggiorato per questo. Intesa San Paolo deve fare un investimento su questo, se vuole valorizzare gli istituti inglobati e la loro clientela”.
Vescovi spiega che complessivamente il gruppo Intesa San Paolo si ritroverà ad avere il 31,9% del totale dei fidi concessi in provincia sommando il 13,9% di Cassa Risparmio del Veneto, il 14,1% di Banca Popolare di Vicenza e il 3,9% di Veneto Banca. Un dato “che suscita diverse preoccupazioni sia per la concentrazione del rischio, che può risultare elevata dal lato banca e dal lato azienda; sia per la tendenza, in provincia di Vicenza, a ridurre le quote di mercato, per cui è ragionevole pensare che una quota dei fidi oggi in essere presso le due ex popolari transiterà su altre banche. Sarà quindi necessario che da un lato Intesa San Paolo abbia la capacità e la volontà di gestire un importante incremento di fidi su molta clientela industriale e, dall’altro, che le altre banche siano disponibili a collaborare nel raggiungimento di un nuovo equilibrio di mercato”.
Vescovi conclude anelando “ad una nuova normalità che ridefinisca radicalmente il rapporto tra banca e impresa. In questi ultimi anni le aziende sono state costrette a ripensare tutto il proprio modello di business, ora tocca anche a quella fetta di sistema del credito che non lo ha ancora fatto”. Un percorso che per il presidente di Confindustria Vicenza deve partire subito, ora: “E mi sento in dovere di fare un appello alla responsabilità del Parlamento che dovrà convertire il decreto del Governo. Non vorrei che per motivi di strumentalizzazione politica, ci fossero delle imboscate che potrebbero mandare tutto all’aria. È ora di mettere il punto e ripartire”.