Proteste in Birmania dopo il golpe, 150 vittime. Processo ad Aung San Suu Kyi
Ancora proteste in Birmania contro il colpo di Stato dello scorso 1 febbraio. Ieri, nella sola Yangon, le forze di sicurezza hanno ucciso almeno 59 manifestanti e ne hanno feriti altri 129. I dati sono stati comunicati dal sito di informazione birmano Myanmar Now, citando fonti di tre ospedali dell’ex capitale e aggiungendo che gli stessi dottori credono che il bilancio sia ancora più alto. Il bilancio delle vittime da inizio proteste sale a 150 e, se confermato, la giornata di ieri sarebbe la più sanguinosa dall’inizio dei disordini.
Intanto l’emissario dell’Onu per la Birmania, Christine Schraner Burgener, ha denuncia il bagno di sangue in corso nel Paese, e ha chiesto alla comunità internazionale, e soprattutto agli attori della regione, di unirsi in solidarietà della popolazione birmana e delle sue aspirazioni democratiche.
In parallelo continua il processo contro Aung San Suu Kyi, la leader deposta dal golpe. Oggi la terza udienza in teleconferenza del procedimento ai suoi danni è stata rinviata alla settimana prossima a causa di problemi tecnici con la connessione Internet. Lo ha annunciato l’avvocato del premio Nobel per la Pace, contro la quale sono stati emessi quattro capi di imputazione. Nel Paese la connessione Internet via telefonia mobile è stata interrotta nelle ultime ore, mentre quella via cavo funziona a singhiozzo.