Bracconiere di Valrovina denunciato per una sfilza di reati. Abbatteva uccelli proibiti di notte
Due celle frigorifere colme di carne congelata di animali non cacciabili, armi custodite in maniera illecita, una serie di attività severamente proibite dalle leggi in materia venatoria e l’infamante etichetta di “bracconiere” ormai guadagnata (a pieno titolo). La passione per la caccia di era evidentemente trasformata in un’ossessione compulsiva per L.B. – sono state fornite le sole iniziali dell’uomo, cittadino italiano – 50enne di Bassano del Grappa denunciato dalla Polizia Provinciale di Vicenza dopo una serie di infrazioni accertate dagli operatori di Thiene e Asiago nell’area collinare di Valrovina.
Ecco in sintesi la lista di possibili se non probabili reati commessi di cui dovrà rispondere il cacciatore, protagonista suo malgrado dell’operazione antibracconaggio più importante della stagione invernale. Si tratta nel dettaglio di caccia in periodo di chiusura, armi modificate, abbattimenti illegali, detenzione di uccelli superprotetti.
Dopo lunghe indagini negli scorsi mesi e numerosi appostamenti, gli agenti provinciali hanno sorpreso l’uomo che, con il favore della luna piena, cacciava di notte in periodo di chiusura generale della caccia. Ad aggravare la sua posizione la dotazione di un fucile munito di silenziatore e visore notturno, dispositivi adottati in campo militare severamente vietati dalla legge sulle armi. La successiva e immediata perquisizione dell’abitazione ha permesso agli agenti di scoprire che l’uomo deteneva numerose armi non correttamente custodite, oltre a due celle frigorifere piene di carne appartenente a caprioli, cinghiali, cervi, camosci e abbattuti e detenuti illegalmente.
Nei frigoriferi erano presenti circa 90 sacchetti di carne congelata, con le indicazioni della data e della specie scritte con un pennarello indelebile. Durante la perquisizione sono stati sequestrati anche un gufo comune impallinato, altri uccelli impagliati appartenenti a varie specie particolarmente protette come il picchio nero, il picchio verde, il re di quaglie, il beccofrosone e l’upupa, oltre a tagliole, trappole e reti da uccellagione. Il cinquantenne aveva predisposto un rudimentale quanto efficace sistema che lo avvertiva in tempo reale degli animali presenti sui campi: un lungo filo teso attraverso il bosco e collegato ad una campanella che suonava in casa sua quando un animale toccava il filo.
“Gli episodi di bracconaggio sono in diminuzione rispetto al passato – commenta il comandante della Polizia Provinciale Claudio Meggiolaro – ma sono più complessi da individuare perché vengono utilizzati strumenti più sofisticati, come silenziatori e visori notturni. Ogni operazione richiede tempo e perseveranza, ma sono controlli doverosi a tutela del nostro territorio e soprattutto delle specie animali protette”. Il bracconiere della Valrovina rischia condanne multiple fino a 4 anni complessivi, anche se difficilmente finirà “disarmato” in carcere. Probabile, invece, la confisca del porto d’armi e della licenza di caccia, oltre che le sanzioni assicurate per le numerose contravvenzioni, che potrebbero superare la soglia di 10 mila euro.