Bomba a mano conficcata tra le pietre sotto la ciclabile. Area transennata in attesa degli artificieri
Una bomba a mano risalente con ogni probabilità alla Seconda Guerra Mondiale è stata trovata ieri mattina dal Genio Civile sopra una riva del torrente Agno, in territorio di Valdagno, a pochi metri dalla pista ciclabile. Immediatamente lo spazio tra via Terragli sulla sponda destra e via Fermi sul lato opposto è stata recintato, chiudendo il tratto di percorso preferenziale per i cicloamatori che costeggia il corso d’acqua.
Si tratta di un ordigno con spoletta conosciuto in gergo militare come “ananas”, residuato bellico che è stato notato da un tecnico tra le pietre, nel corso di alcuni lavori in corso in questi giorni nei pressi del ponte che collega le due vie sopracitate. Il ritrovamento inatteso ha fatto scattare il protocollo previsto con transennamento di un perimetro di alcuni metri per precauzione a l’avviso ai carabinieri della compagnia valdagnese.
Insieme ai militari giunti dal comando di Valdagno intorno alle 10.30 di martedì mattina sono giunti in processione poi anche gli agenti di polizia locale “Valle Agno” e alcuni tecnici del Comune per valutare il da farsi. Dopo aver perimetrato l’area di sicurezza con del nastro da cantiere, è stata informata la Prefettura e avviate le procedure necessarie al fine di incaricare gli artificieri dell’Esercito che, forse, già domani faranno tappa a Valdagno per rimuovere la bomba a mano. Senza necessità, probabilmente, di evacuazione di persone dagli stabili della zona attigua al ponte che sorge in via Sette Martiri. Un sopralluogo avvenuto oggi chiarirà anche questo aspetto.
Si tratta di un ordigno lungo una decina di centimetri, rimasto conficcato tra alcuni sassi e forse riemerso durante i lavori di qualche anno fa per la pista ciclabile. Bizzarro semmai che finora nessuno se ne fosse accorto, fino a ieri, durante l’esplorazione del genio civile con tutt’altro scopo. L’esplosivo da lancio “ananas” di questa tipologia dovrebbe essere inerte dopo 75/80 anni di “residenza” in quei luoghi, eredità secolo scorso. Prodotto negli arsenali bellici di fabbricazione italiana sin dai primi del ‘900, è stato utilizzato fino alla Seconda Guerra Mondiale per poi sparire dalla circolazione, se non nei musei di guerra e tra i collezionisti di reperti bellici.