Barcellona contro il terrorismo: “Non ho paura”
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Si è aperta con uno striscione bianco con la scritta “No Tinc Por”, “Non ho paura”, la manifestazione svoltasi ieri a Barcellona in risposta agli attentati. A portare lo striscione 75 rappresentanti dei servizi di sicurezza e di emergenza della città. Una folla enorme, almeno 500mila persone, ha invaso l’immenso viale dei negozi: molte le bandiere dell’indipendenza catalana.
Per iniziativa del comune di Barcellona 70mila rose, bianche, gialle e rosse, i colori della città, sono state distribuite alle decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione di Passeig de Gracia. Centinaia di volontari hanno trasportato i fiori – 50mila rossi, 10 mila bianchi e gialli – dai fiorai della città fino al luogo della manifestazione, dove li hanno distribuito.
Accanto a re Felipe – per la prima volta nella storia della Spagna un monarca ha marciato in una manifestazione di popolo – il premier Mariano Rajoy, il presidente catalano Carles Puigdemont, il sindaco di Barcellona Ada Colau, i governi di Spagna e Catalogna al completo, i leader dei partiti politici, i presidenti regionali, insomma tutto il palazzo della politica. Ci sono voluti un aereo speciale da Madrid e poi sette bus per trasportarli tutti al punto di inizio del corteo.
Alla fine della grande manifestazione contro il terrorismo di Barcellona, migliaia di persone si sono spostate sulla Rambla fino al mosaico di Juan Mirò, il “punto zero” dell’attentato del 17 agosto, per un ultimo omaggio alle vittime deponendo rose, cartelli usati nel corteo e messaggi. Tutta la Rambla è stata invasa di gente al grido unitario di “no tinc por”, “non ho paura”.
I fischi al re da parte dei catalani – Doveva essere una manifestazione unitaria. E lo è stata. Ma ha anche segnato l’inizio della fine della tregua scoppiata 10 giorni fa in conseguenza degli attentati fra Barcellona e Madrid sull’indipendenza catalana e sul referendum del primo ottobre. Al suo arrivo re Felipe, capo dello Stato spagnolo dal quale vogliono separarsi, è stato accolto dagli indipendentisti con cori di fischi, ululati e grida di “Fuera! Fuera!”, “Fuori! Fuori!”. Fischi anche per Rajoy, mentre nella folla spuntavano centinaia di “estelladas”, le bandiere gialle, rosse e blu dell’indipendenza catalana. Dopo 10 giorni di collaborazione e strette di mano fra Rajoy e Puigdemont che non si parlavano da mesi, impegnati nel durissimo braccio di ferro per fare – Puigdemont – o impedire “con ogni mezzo” – Rajoy – il referendum del primo ottobre, la guerra riprenderà lunedì.