Prostituzione, emersi 50 casi di tratta e sfruttamento in provincia. “Liberarsi è possibile”
L’ultimo caso riguarda delle giovani nigeriane portate con l’inganno in Italia e fatte prostituire a Vicenza, tra minacce e riti woodoo. La storia venuta a galla qualche giorno fa, conclusasi con l’arresto di due sfruttatori, è solamente la punta dell’iceberg di un fenomeno che nel Vicentino preoccupa.
Da settembre 2016 a giugno di quest’anno sono state 178 tra Vicenza e Comuni limitrofi le persone contattate mentre si prostituiscono in strada dagli operatori del progetto Network anti-tratta Veneto (N.A.Ve). Quarantotto di queste potrebbero essere vittime di tratta perché reclutate nel Paese d’origine, arrivate in Europa con un viaggio gestito da un’organizzazione criminale e oppresse da un debito da pagare a tale organizzazione. Sono, in gran parte, di giovani nigeriane tra i 17 e i 20 anni. In misura minore ci sono anche ragazze dell’est Europa. Diciassette di loro hanno accettato, non senza paure e difficoltà, di entrare in programmi di protezione sociale che le condurranno ad una nuova vita. “Il fenomeno della prostituzione su strada sta cambiando molto in questi anni – sottolinea Roberta Amore, referente per Vicenza dell’unità di crisi e valutazione del progetto –. Le ragazze sono più fragili rispetto al passato: è difficile contattarle da sole, è difficile che si aprano, perché sono molto spaventate e controllate. Il nostro lavoro con l’unità di strada è affiancarle nei bisogni sanitari, far capire che siamo al loro fianco per ogni necessità. Per chi abbia la forza di uscire dallo sfruttamento c’è una rete di accoglienza che, nella fase dell’integrazione sociale, prevede percorsi di uscita”. Fondamentale strumento del progetto è il numero verde nazionale in aiuto alle vittime di tratta, che opera h24 e che risponde all’800.290.290.
Il Dipartimento Pari Opportunità, all’interno del Piano Nazionale Antitratta, ha finanziato la prima edizione del progetto N.A.Ve in Veneto con 1.3 milioni di euro, a cui si sono aggiunte le risorse stanziate dalla Regione (140mila euro) e la compartecipazione dei Comuni e di altri soggetti per 15 mesi di attività. La seconda edizione, per altrettanti mesi, godrà da novembre di finanziamenti statali per 1.6 milioni e dell’ampliamento della rete dei partner pubblici e del privato sociale della Regione. “Il progetto N.A.Ve ci ha consentito di avere operatori specializzati dedicati – spiega l’assessore al Sociale del Comune di Vicenza Isabella Sala -, soprattutto una rete sempre più coordinata che sta comprendendo progressivamente tutti coloro che possono contrastare questi fenomeni: le forze dell’ordine, i servizi socio-sanitari, insieme ad associazioni di categoria, sindacati e tutti coloro che possono dare un futuro diverso alle vittime di uno sfruttamento infame”.