La Superlega è già giunta al capolinea: le minacce Uefa e le tante proteste hanno sfaldato il progetto
Superlega, tanto rumore per nulla. Il progetto si sta sciogliendo come neve al sole: così come avevamo ipotizzato nell’articolo di domenica 18 aprile usando il condizionale e ipotizzando che il tutto sarebbe rientrato a breve. Le “magnifiche 12 d’Europa” appoggiate da fondi americani e asiatici, insieme a JP Morgan Chase, garanti di diritti tv miliardari, pare già giunta al capolinea dopo il clamoroso polverone sollevato. La Superleague era partita con una base di 12 società tra le più prestigiose e indebitate del Vecchio Continente; ma l’obiettivo era coinvolgere altri club per arrivare all’americanata di un torneo fatto di 15-20 squadre, con tanto di “wild card” cioè inviti annuali a rotazione. Tutto questo, mentre gli stessi soggetti trattavano per i diritti tv nazionali e internazionali.
L’ennesima buffonata degna del calcio moderno. Un calcio moderno in cui, come in tanti altri sport, contano soltanto i soldi delle televisioni per far fronte ai tanti debiti accumulati nel tempo; debiti arrivati al parossismo causa pandemia da Covid-19. Tante le defezioni dell’ultim’ora. Piano piano, si stanno sfilando tutte: il Manchester City e le altre 5 inglesi, le spagnole Barcellona e Atletico Madrid. Resta ancora da capire, e ti pareva, la posizione delle italiane Juventus, Inter e Milan (indebitate fino al collo). D’altronde, la storia dell’uomo insegna: l’Italia è sempre stata ambigua e incerta nelle sue scelte. Sta di fatto che le proteste di calciatori, dirigenti, tifosi e addirittura di molti premier europei, unite alle minacce Uefa, hanno fatto desistere in men che non si dica i cospiratori.
“Colpo di Stato” o “golpe da operetta”? Ecco, adesso come in una partita di poker, è necessario andare a vedere le carte dei propugnatori di questo assurdo progetto. Ma il tutto ci ricorda molto quanto avvenne in Italia nel 1970. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre di quell’anno infatti, il “principe nero” Junio Valerio Borghese tentò un colpo di Stato per evitare una “deriva a sinistra” del nostro Paese sulle ali del ’68. Un colpo di Stato poi rientrato all’ultimo momento. E ancora oggi, dopo 50 anni, storici, autorevoli giornalisti e politici si dividono: colpo di Stato o “golpe da operetta”? Lo stesso si può dire per la Superlega, ovviamente con i dovuti distinguo. Ma di fatto quei 12 club hanno attaccato il “Sistema Calcio” europeo in barba a tutte le regole. Una cosa da “Carboneria”.
Adesso bisogna capire cosa succederà. Nel senso che l’Uefa ha minacciato pene severissime per i 12 fautori della Superleague tipo l’esclusione da Coppe europee e campionati nazionali. Le attuerà veramente? Abbiamo dei forti dubbi, soprattutto alla luce dell’esito di un’altra buffonata del passato, il “fair play finanziario”. Già, il “financial fair play” sbandierato e applicato con i piccoli club, ma, dimenticato di fronte a colossi come Paris Saint Germain e Manchester City. Tradotto: l’Uefa può permettersi sanzioni pesanti nei confronti di club che portano soldi e prestigio come Real Madrid, Manchester United, Liverpool e via dicendo? E questo discorso vale anche per le Leghe e le Federazioni nazionali: l’Italia può fare a meno di Juventus, Inter e Milan? Forse ci saranno delle sanzioni ridicole: multe o al massimo lievi penalizzazioni sportive.
Il calcio e il culto del “Dio Denaro“. Purtroppo a oggi conta soltanto questo per l’industria calcio e la soluzione verrà trovata andando incontro alle necessità dei club pieni di “buffi”, per dirla alla romana. Magari una Champions League più ricca. Si parla già di un giro di 7 miliardi di euro per i partecipanti alle prossime Coppe Campioni. Quindi, sapete cosa pensiamo? Che questo “colpo di Stato” o “golpe da operetta” sia stato fatto solo per forzare la mano e ottenere più soldi dalle televisioni e dagli sponsor messi insieme dall’Uefa. Con due consapevolezze: se fosse andato in porto avrebbero avuto tutto, in caso contrario se la sarebbero cavata con una tirata d’orecchie. Certo, sono in tanti ad aver perso la faccia: dal presidente del Real Madrid Florentino Perez al numero uno della Juventus Andrea Agnelli.