Tessuto Sociale: arriva il brand dell’abbigliamento “riutilizzato”, filiera etica vicentina
Una filiera etica che va dal cassonetto giallo dei vestiti usati – quelli del consorzio Prisma, diffusi un po’ ovunque nel Vicentino – al recupero e alla vendita in cinque negozi della provincia. Il tutto passando dall’attento lavoro di selezione e revisione da parte di operatori specializzati nella raccolta e selezione, fra cui molte persone in condizione di svantaggio: diversamente abili e detenuti, che così hanno un lavoro da cui poter ricominciare. E’ Tessuto Sociale, il nuovo brand costituito da Consorzio Prisma e dalle cinque cooperative sociali – Elica, Ferracina, Il Cerchio, Insieme, Primavera Nuova – che già oggi ai quattro angoli della provincia si occupano della raccolta e selezione di abiti usati, per poi rivenderli nei punti vendita di Arzignano, Romano d’Ezzelino e Vicenza.
Il lavoro di raccolta e recupero “attualmente impiega complessivamente 38 persone, di cui 20 svantaggiate – spiegano da Prisma – con il sistema del cassonetto stradale, del porta a porta e del centro di raccolta si riescono ad ottenere degli obiettivi importanti: si rende visibile il recupero solidale; si riduce la quantità di rifiuto (un chilo di abiti usati riduce di 3,6 chili l’emissione di anidride carbonica, 6mila litri in meno di consumo d’acqua, 0,3 chili di fertilizzanti, 0,2 chili di pesticidi); si rendono partecipi i cittadini a un progetto solidale, che tramite la raccolta di indumenti in buono stato, permette alle cooperative di creare nuovi posti di lavoro per persone in situazione di disagio”.
Nel 2016 sono stati raccolti dalle cooperative del consorzio circa 1.300.000 chili di abiti usati tramite la rete diffusa nel territorio, delegata in toto a Prisma da Caritas già dal 2010, previa convenzione con 62 Comuni vicentini. Ad oggi circa il 10 per cento dell’abbigliamento raccolto viene venduto nei cinque negozi, il resto va a dei grossisti. L’auspicio di Prisma, con il nuovo brand, è trasmettere il “senso” di tutto questo, le finalità etiche, con l’obiettivo di incrementare l’attività: più lavoro per gli svantaggiati e più recupero e vendita diretta, puntando a due nuovi negozi nel giro di un paio d’anni.