Nodo pensioni: il governo tenta di trovare un accordo con i sindacati
Nodo pensioni: ultima chance oggi per il governo per tentare di trovare un accordo con i sindacati.
Tra le proposte alcune lievi modifiche per allargare i requisiti per andare in pensione prima di 67 anni e un nuovo meccanismo di calcolo della speranza di vita più favorevole ai lavoratori. Tuttavia l’obiettivo di accorciare le distanze è ancora lontano. Soprattutto con la Cgil, che non si aspetta grosse novità dall’incontro a Palazzo Chigi e che starebbe già pensando al 2 dicembre come data per una manifestazione di piazza, coniugando la critica sulle pensioni a quella sulla legge di bilancio.
Il leader del sindacato Susanna Camusso, avverte: “se il governo si ripresenta con le ipotesi dell’altro giorno, le distanze sono molto significative e la mobilitazione sarà inevitabile”. Quello a cui punta la Cgil è di approfondire il tema dei giovani e del sistema previdenziale nella sua prospettiva, ma soprattutto di rinviare il decreto ministeriale con cui dovrà essere reso operativo dal 2019 l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Una richiesta che il governo ha sempre respinto, proponendo in compenso di aumentare il numero di chi potrà essere esente.
Attualmente sono 15 le categorie di lavori gravosi e tali dovrebbero restare. Il governo però potrebbe aumentare la platea ritoccando alcuni requisiti: quelli attualmente previsti sono 30 anni di contributi e aver svolto il lavoro gravoso per almeno 7 anni negli ultimi dieci. In particolare le modifiche riguarderebbero edili, agricoltori e marittimi, tutti lavori svolti a stagione.
Anche sui numeri c’è comunque una guerra tra Cgil e governo. Per l’esecutivo si tratta di una platea di 15mila – e con le modifiche aumenterà – mentre per Camusso sono solo 4 mila i lavoratori coinvolti.
Sul tavolo infine potrebbe arrivare la proroga dell’Ape social per il 2019, l’anticipo pensionistico a carico dello Stato che ad oggi è previsto fino al 2018 per chi ha 63 anni. Il costo dell’operazione però salirebbe ben oltre ai 300 milioni finora previsti. Cifre che però il governo, sembra non potersi permettere.