Obbligatorietà dei vaccini, respinti dalla Consulta i ricorsi della Regione Veneto
La Corte Costituzionale ha respinto l’impugnazione del decreto Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini fatta dalla Regione Veneto, che aveva presentato due distinti ricorsi. La Consulta ha dichiarato infondate tutte le questioni prospettate dalla Giunta Zaia, legittimando pienamente Parlamento e Governo nel loro operato in materia di prevenzione e intervento sanitario.
La sentenza ha evidenziato, in particolare, che l’intervento legislativo nazionale si giustifica alla luce del contesto attuale, caratterizzato da un progressivo calo delle coperture vaccinali. Secondo i giudici costituzionali, la scelta spetta al legislatore nazionale ed è ragionevole “poiché volta a tutelare la salute individuale e collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie”.
La Corte ha considerato tra l’altro che tutte le vaccinazioni rese obbligatorie erano già previste e raccomandate nei piani nazionali di vaccinazione e finanziate dallo Stato nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea). Inoltre il passaggio da una strategia basata sulla persuasione a un sistema di obbligatorietà si giustifica per la Consulta alla luce del contesto attuale, caratterizzato da un progressivo calo delle coperture vaccinali.
La Consulta ha poi considerato che la legge di conversione ha modificato il decreto legge, riducendo sensibilmente le sanzioni amministrative pecuniarie e prevedendo che, in ogni caso, debbano essere precedute dall’incontro tra le famiglie e le autorità
sanitarie allo scopo di favorire un’adesione consapevole e informata al programma vaccinale. Infine, la mancata vaccinazione non comporta l’esclusione dalla scuola dell’obbligo dei minori, che saranno di norma inseriti in classi in cui gli altri alunni sono vaccinati.
“Con questa decisione – afferma la deputata Pd Daniela Sbrollini – decadono quindi le richieste poste dalla Regione Veneto, in particolare tutti i dubbi sui presupposti di straordinaria necessità e urgenza del decreto, così come la lesione del diritto individuale alla salute e lo scontro sulla legittimità dell’intervento dello Stato per l’obbligatorietà e la gratuità di determinate vaccinazioni per i minori. La vaccinazione è un interesse di sanità pubblica: in Veneto le percentuali di copertura vaccinale sono nettamente al di sotto del livello di sicurezza, e la cosiddetta ‘immunità di gregge’ non è garantita. E’ un problema urgente di cui prima di tutto la Regione dovrebbe immediatamente occuparsi”.
A livello nazionale sono 4800 i casi di morbillo segnalati dall’inizio dell’anno, alcuni di questi sono stati mortali. “Le vaccinazioni – conclude Sbrollini – oltre ad essere un importante investimento preventivo in termini di salute, sono un efficace investimento di contenimento della spesa pubblica sanitaria, con rapporto di quasi 1 a 25. Sono risorse che possono essere investite non solo per curare soggetti malati ma anche per un’ulteriore progresso della medicina ed un miglioramento nell’erogazione e nella sostenibilità dei servizi pubblici offerti. La tutela della salute e la prevenzione delle patologie devono essere una priorità per le istituzioni pubbliche e sulla pelle dei cittadini, ancor più su quella dei bambini, non è ammissibile che conducano campagne elettorali populiste e prive di alcun fondamento scientifico”.