Violenza sulle donne, il Veneto tristemente sul podio tra le regioni meno sicure
Il femminicidio fa sempre più paura, anche in Veneto. Mentre si moltiplicano le iniziative per la celebrazione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne si apprendono dati allarmanti riguardo altri numeri in crescita: quelli delle vittime.
Un incremento costante per i casi di omicidio su scala nazionale (150 le uccise in Italia nel 2016, già 114 nei primi dieci mesi dell’anno in corso contro le 142 nel 2015), e nemmeno la nostra regione si sottrae ad tanto triste quanto drammatica tendenza: all’aumento generale dell’area territoriale Nord (78 femminicidi, pari al 52% del totale italiano) si registra un’impennata anche in Veneto, seconda ora solo alla Lombardia per il numero di episodi accertati.
Con riferimento sempre all’anno 2016, da 10 a 17 le donne decedute in seguito ad atti di violenza perpetrati da mano maschile, contro le 25 di Milano e province lombarde, seguite da Campania (dove le cifre mostrano un forte calo in controtendenza rispetto a Centro e Nord Italia) ed Emilia Romagna. Questi alcuni dei dati forniti dal quarto Rapporto Eures, che sottolinea inoltre come il 77,2% delle donne vengano trucidate in ambito familiare. Contesti affettivi in cui gelosia, isolamento e disagio s’intersecano spesso tra loro e fanno da humus a tragedie, spesso già annunciate, visto che le violenze pregresse con denunce precedenti ammontino al 44,6%.
Sensibilizzare e prevenire. A far da contraltare alla fotografia impietosa dell’indagine, le iniziative sociali promosse da associazioni e comitati ma anche un cambio di marcia da parte delle istituzioni. La Regione Veneto ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro da investire in prevenzione capillare su tutto il territorio, in particolare per formare le “sentinelle” in ambito sanitario e sociosanitario.
Si tratta in particolare degli operatori di pronto soccorso, chiamati a riconoscere il problema e segnalare potenziali vittime al fine di garantire loro una protezione più efficace. Destinatari del piano straordinario di formazione, a tutela non solo del genere femminile ma anche dei minori, saranno in circa 3.300 mila addetti, tra i quali anche medici oltre agli infermieri, psicologi, assistenti sociali e forze dell’ordine. Senza dimenticare il supporto ai 40 centri antiviolenza e strutture protette presenti nella regione che annualmente seguono circa cinque mila donne vittime di sopraffazioni fisiche o psicologiche.
“Non vogliamo che la Giornata del 25 novembre si riduca solo ad uno slogan – commenta l’assessore regionale al sociale Manuela Lanzarin – ma che sia una scadenza del calendario che ci impegna a verificare quanto fatto e ad assumere iniziative efficaci per proteggere e difendere la vita delle donne e dei loro figli”.