La web tax slitta al 2019: meno coperture. Bonus bebè confermato
La web tax entrerà in vigore dal primo gennaio 2019 e non più, come previsto in un primo momento, dal primo luglio 2018. E’ quanto prevede la terza versione dell’emendamento del senatore del Pd Massimo Mucchetti che ne ha esteso la portata allungandone però anche i tempi e che introduce l’imposta del 6% sui ricavi digitali. Lo slittamento riguarda automaticamente anche il gettito (stimato in cento-duecento milioni il primo anno), che il Parlamento puntava già a utilizzare come copertura per alcune novità di spesa da introdurre nella legge di bilancio.
Confermato il bonus bebé di 80 euro. Viene però meno la copertura per altri progetti come la proroga del bonus mobili alle giovani coppie e l’innalzamento della soglia di reddito per i figli a carico.
La norma sulla web tax, ha spiegato Mucchetti, è stata revisionata per estenderne lo spettro, ma proprio per questo, “perché funzioni e non debba essere modificata dopo pochi mesi”, necessiterà di più tempo per essere messa a punto nel dettaglio. La riformulazione estende potenzialmente l’imposta a tutti i tipi di attività, business to business e business to consumer, ma spetterà al ministero dell’Economia, con apposito decreto da emanare entro il 30 aprile 2018, definire nello specifico “le prestazioni di servizi” a cui applicare l’aliquota del 6%.
Il precedente testo “era organizzato solo per il b2b perché le imprese erano chiamate a fare i sostituti d’imposta, funzione che non era attribuibile ai consumatori”, ha spiegato. Aver superato questo scoglio, attribuendo ora alle banche il ruolo di sostituti, permette di allargare anche al business to consumer, un universo molto più complesso e sfaccettato, comprensivo dell’e-commerce, in cui non è semplice distinguere la vendita di un servizio da quella di una merce.
Tra le altre novità – Nella giornata contro la violenza sulle donne, il Senato ha intanto voluto dare un segnale approvando all’unanimità in Commissione il finanziamento del fondo per gli orfani di femminicidio, con una dotazione di due milioni e mezzo l’anno per il triennio 2018-2020. Un emendamento di Ala, riammesso tra i votabili, estende invece agli immobili non residenziali il maxi-condono edilizio varato da Berlusconi nel 1994.