CineMachine | Shin Godzilla
● REGIA: Hideaki Anno e Shinji Higuchi
● CAST: Hiroki Hasegawa, Yutaka Takenouchi, Satomi Ishihara, Kengo Kora, Matsuo Satoru, Mikako Ichikawa, Issei Takahashi, Kanji Tsuda, Shinya Tsukamoto, Toru Nomaguchi, Daisuke Kuroda, Ren Osugi, Kimiko Yo, Akira Emoto, Sei Hiraizumi, Toru Tezuka, Kenichi Yajima, Akira Hamada, Ikuji Nakamura, Tetsu Watanabe, Jun Kunimura, Shingo Tsurumi, Jun Hashimoto, Pierre Taki, Takumi Saito
● GENERE: azione, fantascienza, avventura, drammatico
● DURATA: 120 minuti
● DATA DI USCITA: 3 luglio 2017 (Italia)
Shin Godzilla del 2016 per la regia di Hideaki Anno e Shinji Higuchi.
Storia: Un mostro gigantesco è emerso dalle profondità della baia di Tokyo e si sta ora muovendo sulla terraferma distruggendo tutto ciò che incontra lungo il suo cammino. Il governo giapponese si sta sforzando di salvare i suoi cittadini e ciò che rimane della città ormai presa d’assedio da militari e aerei da combattimento. Una squadra eterogenea di volontari, facendosi strada nella fitta rete della politica, cerca di scoprire il punto debole del mostro e i suoi misteriosi legami con le ricerche di uno scienziato scomparso. Ma il tempo non è dalla loro parte. La più grande catastrofe che possa mai capitare nel mondo sta per evolversi proprio davanti ai loro occhi.
Dopo il grande successo del 2014 diretto da Gareth Edwards, Godzilla ritorna a casa, ovvero in Giappone dove la grande mente dietro Evangelion (serie televisiva anime di 26 episodi del 1995), Hideaki Anno dirige insieme a Shinji Higuchi, già collaboratore di Hideaki per il lungometraggio The End of Evangelion, uno dei film più belli del 2017, portando ai massimi della spettacolarità quel mostro che da più di sessant’anni vive nell’immaginario nipponico ed internazionale.
Prodotto dalla storica Toho Pictures, Shin Godzilla è sbarcato nelle sale italiane un anno dopo la sua uscita in Giappone dove ha incassato ben ¥624.610.700 diventando campione d’incassi in patria, mentre nel nostro paese ha concluso la sua breve attraversata con un guadagno che si aggira attorno ai €100.000 e che gli ha valso addirittura l’uscita in home-video in un bellissimo cofanetto first press che modestamente mi sono permesso di acquistare non appena reso disponibile dal Gruppo Editoriale Minerva Rarovideo che non finirò mai di ringraziare.
Preso atto che questo film è un reboot totale di Godzilla, ovvero è la storia di come la società contemporanea giapponese reagirebbe ad un attacco del gigantesco essere, la scelta è stata quella di mettere da parte tutti i sequel prodotti fino ad oggi, per sviluppare un’idea completamente nuova, ma che omaggia i kaijū (“film di mostri giganti”) degli anni cinquanta, come per esempio il design del mostro che, secondo alcune voci vicine alla produzione, è ispirato principalmente al Godzilla del 1954.
L’originalità dell’idea è combinata ovviamente all’innovazione tecnologica-cinematografica e, di fatto, questo è l’unico film giapponese di Godzilla in cui il mostro è stato completamente realizzato attraverso la CGI, abbandonando i tradizionali effetti di suitmation. Tuttavia, secondo il supervisore degli effetti Atsuki Sato, la pelle di Godzilla è stata volutamente fatta per sembrare gomma e i suoi movimenti sono stati eseguiti tramite la motion capture, aggiungendo un elemento di performance dal vivo all’animazione.
Tali tecnicismi servono per farvi capire quanto i giapponesi siano legati alle loro tradizioni senza mai perdere il desiderio di rinnovarsi e di fatto Shin Godzilla è un film che presenta un’evoluzione sia nella figura del terribile mostro radioattivo sia nella popolazione che messa in ginocchio da questo cataclisma cerca il modo di rispondere e di risollevarsi dalle macerie. Non serve fare troppi giri di parole per pensare a Hiroshima e Nagasaki e anche allo tsunami del 2011, il più potente mai misurato in Giappone.
Come quell’onda di 40 metri che si abbattè sulla città di Miyako, Godzilla con la sua stazza titanica di circa 120 metri si aggira come un’autentica forza della natura per Tokyo senza dare esattamente una ragione del perché egli sia emerso dalle profondità del mare e del perché si stia portando sempre più al centro della città. Questa è sostanzialmente la differenza tra Godzilla di Gareth Edwards e Shin Godzilla di Hideaki Anno.
Inoltre lo sguardo politico di questo film è tanto comico quanto contorto. Per discutere di una determinata questione bisogna convocare un determinato consiglio, con determinate figure politico-istituzionali presenti e svolgere tale riunione in una determinata sala con anche il vestiario adatto per l’occasione. Insomma il sistema burocratico e dispotico che il Giappone ben conosce e di cui anche noi siamo spesso vittime.
Nel frattempo Godzilla disperde orrore e distruzione, fin quando quel intricato sistema politico non viene messo da parte a favore di un gruppo di eroi “alternativi” che si cimenteranno all’azione diretta per fermare l’incubo radioattivo riemerso. Qui il film esplode verso l’identificazione nazionale di un popolo umanamente abbandonato dalle diverse comunità internazionali, soprattutto dagli Stati Uniti i quali sono pronti a prestare il loro aiuto militare per sconfiggere Godzilla, ma facendo pagare un caro prezzo al Giappone, non solo facendogli rivivere le raccapriccianti tragedie del agosto del ‘45, ma togliendogli praticamente il potere decisionale sul futuro del loro paese. Questo è il quadro dei giochi di potere che permeano ad oggi la politica internazionale.
Ordunque Shin Godzilla non è un film da sottovalutare, rientrando nel genere dei film di mostri giganti, ma è al contempo un film d’azione e di meditazione sulla condizione sociale in cui il Giappone si è venuto con il tempo a trovare nei confronti delle politiche estere e delle calamità naturali che più e più volte lo hanno colpito. Tuttavia è nel computo finale di questo meraviglioso film che vediamo il Giappone riprendersi la propria identità e rimettere il destino nelle sue mani, portando a termine una missione che vedrà finalmente il termine della gigantesca minaccia.
Concludendo Shin Godzilla è un film che respira ampiamente dell’eredità delle tematiche trasmesse dai kaijū e le rinnova attraverso una messa in scena spettacolare che combina espedienti tradizionali e nuove tecniche grafiche e che porta in scena una regia in un primo momento molto stabile, a dare l’idea di quel Giappone saldo nelle sue tradizioni, per poi trasformarsi in puro dinamismo, accelerando il ritmo narrativo fino allo splendido finale con una lenta ripresa, dal basso verso l’alto, della coda di Godzilla, che sta immobile aspettando di colpire ancora e più forte di prima.