Trump: ambasciata a Gerusalemme. Erdogan contrario. Israele si prepara alla rivolta palestinese
Il presidente americano Donald Trump ha deciso: l’ambasciata Usa verrà spostata da Tel Aviv a Gerusalemme. La casa bianca ha fatto sapere che “non è questione di se, ma di quando”. Questa decisione potrebbe rappresentare un atto di riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico.
La cosa però non va giù al presidente turco Erdogan che ha avvertito il capo della Casa Bianca che l’eventuale riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele rappresenta “una linea rossa per i musulmani” e che potrebbe portare alla rottura delle relazioni diplomatiche della Turchia con Israele. Erdogan è intervenuto davanti al gruppo parlamentare del suo partito Akp ad Ankara.
Arriva la replica del portavoce del ministro degli Esteri di Israele Emmanuel Nahshon che precisa che “Gerusalemme è la capitale del popolo ebraico da tremila anni e la capitale di Israele da 70, senza riguardo se sia riconosciuta o meno da Ergoan”. Anche il ministro dei Trasporti Yisrael Katz ha respinto l’intervento di Erdogan e il leader di Yesh Atid Yair Lapid ha detto che Israele “non si farà minacciare”.
Intanto il sistema di difesa israeliano si sta preparando per una “possibile violenta” rivolta palestinese in Israele, principalmente a Gerusalemme. La polizia israeliana, lo Shin Bet e il comando centrale dell’esercito – riferiscono i media d’Israele – hanno tenuto in questi giorni numerose riunioni in tal senso.
Sul fronte europeo il presidente francese Macron si è detto “preoccupato” per la decisione e, in una chiamata di questa notte con Trump ha detto che “la questione dello status di Gerusalemme deve avere una soluzione nell’ambito dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi”.