Lui e la moglie positivi al virus, ma si reca in Comune (due volte). Il sindaco lo denuncia
A scansare ogni equivoco sul caso di un cittadino indiano positivo al coronavirus “a spasso” per il paese è il sindaco Ruggero Gonzo, sindaco di Villaverla, interpellato proprio sabato mattina. “L’uomo che ho denunciato – spiega il primo cittadino raggiunto ad un telefono “bollente” in questi giorni – in merito al suo comportamento scellerato è sì di nazionalità indiana, ma non ha nulla a che vedere con con la variante asiatica che ha colpito l’altra famiglia di indiani residente a Villaverla. Non sono parenti nè si sono frequentati. Si tratta di un contagio per così dire ordinario”. Il caso ha voluto che si trattasse di connazionali.
Il protagonista delle vicenda è un operaio di 37 anni residente in paese che venerdì 23 e lunedì 26 aprile si era recato di persona in Municipio, nonostante fosse stato posto in isolamento domiciliare insieme alla moglie. Entrambi positivi al Covid-19, asintomatici ma non per questo legittimati a uscire di casa.
Un dubbio legittimo, quello che in queste ore era sorto a più di qualcuno nella cittadina da poco più di 6 mila abitanti, da lunedì salita alla ribalta dei media anche nazionali dopo il riconoscimento di due casi – forse saranno tre a breve – di persone infettatesi in India, nel corso del viaggio di una famiglia per una ricorrenza. Un uomo e la figlia, mentre per la moglie si attende il responso definitivo.
Non si tratta nè di parenti nè di amici, ma di semplici connazionali e concittadini secondo quanto ormai è assodato. Le due famiglie ovviamente hanno in comune anche lo “status” di focolaio con due contagiati, oltre alla provenienza e la residenza, ma nulla più. Ciò che le ha distinte in questi giorni di ribalta mediatica, è un atteggiamento diametralmente opposto in rapporto ai protocolli – e alle normative di legge – di contenimento della diffusione del virus. “Confermo – riprende il sindaco villaverlese – che la famiglia di rientro dal viaggio in India si è comportata correttamente, rimanendo isolata in casa. Come noto uno dei due coniugi e un figlio sono affetti dalla variante di cui si parla tanto, mentre per la madre ad oggi non è disponibile l’esito e comunque rimane in quarantena”.
“Purtroppo – prosegue Gonzo – lo stesso non si può dire per chi con incoscienza è venuto due volte in Comune, intrattenendosi con gli operatori di due diversi uffici. Non appena emersa questa storia l’ho subito contattato. Vi lascio immaginare la mia reazione quando mi ha risposto mentre era fuori casa. La denuncia è un atto dovuto: tutti devono sapere di andare incontro a risvolti penali in casi simili, che mettono in pericolo l’incolumità altrui”. A distanza di una settimana e dopo un primo controllo con i tamponi, restano in salute e “negativi” gli operatori venuti a contatto con il 37enne asiatico, in ogni caso rimasto a distanza: dipendenti e utente con mascherina in entrambe le occasioni.
Dopodomani, sulla carta, scadrà il periodo di quarantena imposto al villaverlese dall’ufficio prevenzione dell’Ulss 7. Potrà quindi uscire di casa, magari per contattare un avvocato di fiducia per difendersi dall’accusa pesante di falsa attestazione a un pubblico ufficiale. Un reato penale, che si aggiunge ad eventuali sanzioni amministrative. Mentire in tempo di emergenza sanitaria, infatti, può costare in caso di condanna una pena da 1 a 6 anni. Senza varianti.