Istruttore di deltaplano precipitato sul Grappa: fatale lo sganciamento accidentale
Si chiamava Federico Baratto, aveva 51 anni compiuti a fine dello scorso dicembre e, oltre che essere un istruttore, era anche un campione italiano di volo in deltaplano. Uno tra gli specialisti più esperti del Veneto e d’Italia, precipitato da un’altezza di 150/200 metri dal punto di lancio in corsa insieme a un’allieva. Un incidente che gli è costato la vita sul massiccio del Grappa, nel primo pomeriggio di sabato, sul Col del Puppolo a poco meno di mille metri di altitudine. Una tragedia che non si spiega ancora soprattutto alla luce della perizia proprio della vittima.
Il pilota padovano si sarebbe staccato dal velivolo praticamente subito dopo aver corso sulla pedana ed essersi librato in volo, per poi sganciarsi dalla sbarra/timone e, pochi attimi dopo, inevitabilmente schiantarsi al suolo. Da oltre 25 anni Baratto praticava il volo libero dopo essere stato un paracadutista e, sul piano professionale, aveva aperto un’agenzia per gli appassionati del genere. Faceva parte del Club Volo Montegrappa e quella pedana era per lui una sorta di seconda casa, dopo migliaia di lanci effettuati in carriera. Tra gli affetti più cari lascia un figlio che vive fuori regione oltre agli altri familiari, la madre e il fratello, affranti per la terribile disgrazia.
Salva, invece, la giovane donna di Trieste che si era affidata proprio a Baratto per le lezioni di volo sul deltaplano biposto, riuscita a planare sulla boscaglia e atterrare in emergenza su alcuni alberi. Solo per spirito di sopravvivenza la 28enne è riuscita a mantenere il residuo di calma indispensabile per limitare i danni, almeno per lei, nonostante lo shock. Riportando la slogatura di una caviglia. Il drammatico schianto è avvenuto sul confine tra le province di Vicenza e Treviso, nei dintorni di Borso del Grappa. Il punto di lancio è uno dei più frequentati del Nord Italia tra gli appassionati del volo libero, deltaplano e parapendio in particolare, viste le “rampe” naturali e artificiali che si prestano ai salti con le attrezzature per il volo.
Nonostante le misure di sicurezza adottate, però, purtroppo si è assistito a una nuova tragedia, con vittima un istruttore esperto e assai conosciuto nell’ambiente. E tanti presenti al decollo fatale, tra colleghi e amici, ad assistere inermi a una scena agghiacciante, ripresa anche in alcuni video dagli smartphone che saranno acquisiti dai carabinieri di Castelfranco Veneto per ricostruire ogni dettaglio che possa aver provocato l’incidente di volo. Solo nel tardo pomeriggio di sabato, verso le 18 – il lancio risaliva alle 14.30 circa -, si è potuto individuare e successivamente recuperare la salma del 52enne di Padova, con gli operatori del soccorso alpino di Crespano del Grappa a collaborare con un elicottero giunto dall’ospedale di Treviso.
Per capire esattamente cosa possa essere andato storto nelle fasi iniziali del lancio, servirà di sicuro una consulenza da parte di periti. Se si sia trattato di errore umano, o di uno sganciamento dovuto a un malfunzionamento dell’attrezzatura, toccherà agli inquirenti stabilirlo in via definitiva anche se la prima ipotesi sembra la più verosimile per questa tipologia di incidente. Dalle immagini si desume che sia mancato il supporto al peso del pilota, rimasto appeso alla sbarra con la sola forza delle braccia a sorreggerlo, sbilanciando il biposto: se Federico non avesse lasciato la presa, sembra, a precipitare sarebbero stati entrambi.