Doccia fredda Abb: passo indietro della multinazionale, annunciata la chiusura
Doccia fredda per i cento lavoratori della Abb di Marostica, al centro da sette mesi di una difficile vertenza sindacale per un rilancio della loro azienda. Ieri in tarda serata a Venezia in Regione si è concluso infatti l’incontro alla presenza dell’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan – assistita dall’unità regionale che si occupa delle crisi aziendali -, delle organizzazioni sindacali e dei rappresentati dell’azienda: l’obiettivo era fare il punto riguardo una seria manifestazione di interesse ricevuta a fine maggio da parte di un imprenditore del territorio.
“Purtroppo – affermano insieme Laura Scalzo di Filctem Cgil, Giuseppe Rosa di Femca Cisl e Tiziano Cortese di Uiltec Uil – abbiamo constatato dal confronto con la direzione Abb che a fronte di tale manifestazione di interesse che riteniamo seria e percorribile data la disponibilità dichiarata del pieno mantenimento dell’occupazione. L’azienda dal canto suo ha comunicato al tavolo che la proposta ricevuta non è ritenuta percorribile e di procedere comunque nel loro progetto iniziale, riportando le parti sociali a sette mesi fa, quando annunciò la chiusura dello stabilimento, la perdita di cento posti di lavoro e l’impoverimento di un intero territorio e del tessuto sociale”.
Durante l’incontro finalizzato a fare il punto della situazione l’azienda, infatti, ha comunicato l’intenzione di procedere alla chiusura del sito vicentino in quanto nessuna delle interlocuzioni avviate con possibili acquirenti soddisferebbe “le condizioni minime” poste dalla multinazionale svizzera per qualsivoglia approfondimento di carattere industriale.
Nonostante le varie sollecitazioni di chiarimenti pervenute dalle parti istituzionali e sindacali, la Abb non ha ritenuto utile spiegare gli elementi di criticità delle ipotesi di reindustrializzazione vagliate e, soprattutto – spiega una nota della Regione Veneto – non ha indicato quali sono le condizioni minime qualificanti per una valutazione positiva di una proposta di acquisizione.
“Abbiamo amaramente constatato nei fatti – commenta l’assessore Donazzan – il mancato rispetto da parte di Abb degli impegni assunti di reciproca collaborazione finalizzata al tentativo di salvaguardare l’occupazione e le produzioni del sito di Marostica, il cui patrimonio, va ricordato, appartiene ad un’intera comunità . La mancata condivisione da parte dei vertici aziendali perfino di quali siano gli standard minimi, che renderebbero sostenibile un’ipotesi di reindustrializzazione, offende l’onestà intellettuale di tutti coloro che si sono convintamente impegnati nella ricerca di una soluzione industriale al problema posto dalla multinazionale”.
“In Veneto – prosegue l’assessore regionale al lavoro – siamo abituati a trovare punti di convergenza e soluzioni mediate che tengano conto dei diversi e legittimi interessi. È inaccettabile, quindi, che Abb unilateralmente decida di non approfondire un’ipotesi di acquisizione tesa alla salvaguardia occupazionale e delle produzioni. Se permangono quali obiettivi cardine la tutela dei lavoratori e il mantenimento delle produzioni e vi è la necessità di favorire un confronto fattivo tra le parti, il tavolo regionale resta aperto e a disposizione. Abbiamo aperto il confronto sul caso Abb con la decisione dell’azienda di chiudere, argomentando l’insostenibilità economica, siamo giunti ora ad avere una proposta di acquisizione, evidentemente valutata sostenibile dal proponente, e chiediamo che venga valutata fino in fondo. Chiederemo ai vertici di Abb di chiarire e rivedere le proprie posizioni anche dinanzi ai massimi vertici istituzionali del nostro Paese”.
“L’aspetto più grave – commentano i sindacati confederali – è che a fronte delle sollecitazioni e della disponibilità da noi dichiarata di approfondire gli elementi di criticità rispetto i ‘presupposti’ o le ‘condizioni minime’ mancanti, la risposta dell’azienda non solo non c’è stata ma in spregio al tavolo è stata rigettata al mittente rendendosi indisponibile a ricercare soluzioni condivise per la continuità aziendale e la salvaguardia occupazionale.
È chiaro ed evidente che un comportamento del genere lo riteniamo inaccettabile ma soprattutto incomprensibile e deve essere chiarito davanti a quelle stesse istituzioni verso le quali l’azienda svizzero-svedese ricorre quando si tratta invece di ottenere finanziamenti pubblici”.