In dieci anni 19 lupi uccisi in Veneto. Zanoni: “Serve programmazione, no al bracconaggio”
Quasi venti esemplari selvatici uccisi in dieci anni, tra investimenti stradali, avvelenamenti intenzionali – che hanno fatto strage anche di cani domestici e altri animali – ed episodi di bracconaggio a scapito dei predatori dei boschi per eccellenza. Ma si tratta solo dei dati noti alla Regione Veneto, raccolti e riproposti dal consigliere di minoranza Andrea Zanoni (Partito Democratico), che chiede a gran voce interventi efficaci e programmazione su un tema molto sentito e sempre più d’attualità visti i ripetuti “sconfinamenti” di lupi al di fuori del loro habitat naturale.
Come accaduto di recente, ad esempio, nel Vicentino, nelle prime ore di luce del mattino a Ca’ Trenta di Schio, solo domenica scorsa, e in prossimità del centro di Marostica, circa tre mesi fa. Senza dimenticare la questione spinosa tra le montagne prealpine e l’Altopiano dei 7 Comuni, dove i raid di lupi affamati sono quasi all’ordine del giorno, con allevatori e animalisti in contrapposizione.
“Questi animali uccisi dal 2010 sono decisamente troppi visto che parliamo di una specie superprotetta. E potrebbe trattarsi della punta dell’iceberg – spiega Zanoni commentando i dati ottenuti con due accessi agli atti dell’Izsve, l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie -. Avevo chiesto un report insieme al referto della necroscopia sull’esemplare ammazzato a fucilate in Lessinia nel settembre 2018 vicino a Roveré Veronese. Ora, con il consenso dell’Autorità Giudiziaria, ho ottenuto la documentazione. Sono rimasto sconvolto nel leggerlo, così come nel vedere le foto: sono stati ben 28 i pallettoni estratti dal corpo del povero animale, un bellissimo maschio di 36 chili e mezzo. Due fucilate, una sul collo e l’altra sul fine schiena provenienti da due direzioni diverse che confermano l’intenzione di ucciderlo. Non era stato scambiato certo per una volpe o una lepre! Oltretutto sono stati utilizzati pallettoni dal diametro di sei millimetri: con un diametro del genere non si caccia nessun animale selvatico abbattibile da calendario venatorio, quelli impiegati sono molto più piccoli. Perciò è stata una battuta di caccia al lupo premeditata con cartucce adatte allo scopo”.
La provincia con più esemplari morti è Treviso (7), seguita da Vicenza e Verona con 5 e Belluno 2. “E’ come se fossero stati eliminati tre branchi e comunque parliamo solo delle uccisioni accertate, i numeri potrebbero essere molto maggiori. Non sappiamo le cause di tutti: certamente in quattro casi, Resana, Vittorio Veneto, Pederobba e Dolcè, si tratta di incidenti stradali; quest’ultimo accaduto a metà maggio e non ancora analizzato dall’Izsve. Almeno tre, invece, gli episodi accertati di bracconaggio: Roveré Veronese nel 2018, Valdobbiadene e Borso del Grappa lo scorso anno. Con un secondo accesso atti, del quale sono in attesa, ho chiesto all’Istituto le cause di morte di ogni singolo caso. Questi episodi – rincara Zanoni – sono frutto anche del clima causato da consiglieri di maggioranza particolarmente vicini alle istanze della lobby più estremista del mondo venatorio, che nella precedente legislatura hanno addirittura presentato progetti di legge per chiedere di poter uccidere i lupi. Incuranti della protezione a livello statale, comunitaria ed internazionale e delle relative norme, che prevedono ben 22 misure di gestione del lupo e contenimento dei danni da adottare prima di arrivare agli abbattimenti. Ma anziché agire seriamente sulla prevenzione è più facile fare della dannosa propaganda”.
Tra le tante misure adottate alcune hanno dato dei buoni risultati, in particolare sul fronte della difesa degli allevamenti montani, ma nessuna di queste appare risolutiva finora. “C’è un’iniziativa europea, il Progetto Wolfalps, che garantiva risorse per l’acquisto di recinti elettrificati e di cani pastore ed era la soluzione più efficace, come ribadito da allevatori italiani che avevano visto azzerare le predazioni – sottolinea ancora Zanoni -. Purtroppo la Giunta si è mossa tardi confermando la sua latitanza sul fronte della programmazione e della pianificazione e auspicando, anzi, un ritorno agli abbattimenti. Il Veneto sta diventando sempre più terra di bracconaggio, ce lo dice il Piano nazionale di contrasto a questo fenomeno approvato dalla Conferenza Stato Regioni. E non solo per quanto riguarda gli uccelli migratori, ma anche per specie super-protette come il lupo. Ricordo che, come previsto dalla legge, chi spara ai lupi rischia l’arresto da due a otto mesi“.